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San Daniele del Friuli (UD), 20 Settembre 2015
Duomo di San Michele Arcangelo

Santa Messa presieduta dall'Arcivescovo
accompagnata dal Coro "Egidio Fant" diretto da Fulvio Turissini
 in occasione del 57° Congresso Provinciale AFDS
e 60° di Fondazione della locale Sezione AFDS


...il corteo in arrivo ai piedi della scalinata del Duomo...


...ingresso delle maggiori autorità...

    Della sessantina di scatti fotografici ripresi all'entrata del labari, più della metà meriterebbe di essere pubblicata, non fosse altro per l'espressione di simpatia letta sui visi dei portatori nei miei confronti, dato che ormai molti mi conoscono. Cercherò di rendere giustizia proponendo questa spettacolare panoramica ripresa più tardi sotto il tendone. Voci percepite in chiesa parlavano di 380 labari, per ragioni di spazio purtroppo seminascosti ai margini delle navate laterali...


...panoramica dal lato sinistro...


         
 CANTO E PREGHIERE DI APERTURA 


...panoramica dal lato destro...


...alle letture...


...propongo queste immagini dal fondo, per dare risalto alla quantità di labari presenti in Duomo...



...estratto dall'omelia di Mons. Andrea Bruno Mazzocato...

...alla preghiera dei fedeli, il Presidente dell'AFDS Renzo Peresson
ha proposto e recitato la "Prejere dal Donadôr"...


Signôr, tu che tu às dit:
"Ce ch' o veis fat a un sôl di chesc' fradis miei,
dai ultims, lu vèis fat a mi",
cjale cun bontât ce che nô ti presentìn.

Il dolôr dai soferenz, tiei e nestris fradis,
nus sburte a dâ un pôc dal nestri sanc
par che lôr a' puedin
torna a vê, lis fuarcis de vite;
'o cirìn, però, che chist regâl al sei fat par Te,
che tu âs spandû il to sanc par nô.

Fâs in mût, Signôr, che la nestre vite
'e sei gjenerôse di ben par nô,
pai nestris cjârs, pai malâz;
tègninus sù tal sacrifizi
par ch' al sei simpri gjenerôs, umil e cidìn.

Fâs che cun fede 'o savìn viodi la Tô mûse
in chei ch' a àn bisugne, par iudâju cun prontece;
ispire e drece lis nestris oparis
cu la flame de caritât,
parceche, fatis cun Te,
a' sedin perfetis e gradidis
al Pari ch 'al è in cîl.
Amen.


...per non caricare troppo la pagina passiamo direttamente alle foto ai fedeli dopo la Comunione e alla...



 BENEDIZIONE 

...e al "Cjant del Donadôr"...


Coréit! Une vite in perìcul:
un viéili, une mâri, un canai?
Suspîrs di mil fràdis che clàmin
pes stradis e in duc' i ospedai.
Corìn! Une vite in pericul:
magari l'é un nestri nemî.
Plui biél ancjemò sustignîlu,
salvâlu e no fâsi capì.

Il sanc, oh chel sanc ch'i tu puàrtis
al jemple la vene ch'a mûr:
la vite, la vite ch'a torne!
Si jemple di gionde il to cûr.

Frïûl, 'vonde sanc cu lis armis;
il nestri ch'al sei sanc di amôr:
un ben ch'i metìn in musine
par vìnci la muart e il dolôr.
Des monz fin jù jù pe marine,
Frïûl ancje in chest tu sês prin,
content s'a ti dîs: Diu t'al merti
un viéili, une mâri, un frutín.

Il sanc, oh chel sanc ch'i tu puàrtis
al jemple la vene ch'a mûr:
la vite, la vite ch'a torne!
Si jemple di gionde il to cûr.

 I LAVORI DEL CONGRESSO SI SONO SVOLTI SOTTO IL TENDONE IN VIA UDINE  

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A San Daniele il Congresso Afds con 2843 benemeriti
(Monika Pascolo - La Vita Cattolica del 17/09/2015)

          Non «sono un esempio e non mi sento superiore a nessuno. Sono solo uno dei 55 mila donatori dell'Afds». È la prima cosa che mi dice quando lo contatto telefonicamente. Lui è Gilberto Molinaro, 55enne operaio di Codroipo. Sabato 5 settembre ha raggiunto la sua 258ª donazione: La prima - era il 14 maggio 1978 -, a 18 anni e mezzo. Da allora non ha più smesso. E, assicura, «finché la salute me lo permetterà, continuerò come ho fatto finora, e allo stesso ritmo». Che significa una donazione - di plasma, perché quelle di sangue richiedono pause più lunghe - ogni due/tre settimane. «Non mi tiro indietro - afferma -, perché non posso dimenticare quello è stato fatto per me dai donatori dell'epoca, a fine anni 70 quando io stesso sono diventato donatore».
          Poi ci racconta. Nessun segreto alla base del suo gesto di solidarietà. Solo una vita sana, senza fumo e caratterizzata ancora da tanta attività sportiva (ogni giorno, tempo meteorologico permettendo, va al lavoro in bici e al ritorno allunga la strada di qualche chilometro, poi c'è la mountain bike e pure la corsa a piedi). Oltre al desiderio di rendere onore ad un amico. Che non c'è più. Si chiamava Gianpaolo Gobatto. A 20 anni è morto in un incidente stradale. Lo stesso in cui Gilberto, allora 18enne, è rimasto gravemente ferito. «Sono stato in coma 11 giorni e ho avuto bisogno di molte sacche di sangue». Così, quando si è ripreso, la decisione di imitare il fratello e la sorella già donatori. «È stata una scelta naturale perché in quel momento ho capito che ci sono tante persone che soffrono e che potrebbero aver bisogno proprio di te, di un tuo gesto - spiega -; così, visto che l'Afds mi aveva "contagiato" donandomi il sangue, da quel momento ho avuto la necessità di fare la stessa cosa. E da allora non riesco più a fermarmi. Per fortuna!».
          La prima «Goccia d'oro» - benemerenza che viene assegnata al raggiungimento delle 100 donazioni - l'ha ricevuta nel 2007 al Congresso provinciale dei donatori di sangue di Lignano Sabbiadoro (in quel momento di donazioni ne aveva effettuate 140). Qualche tempo dopo la decisione di regalare la medaglia alla mamma dell'amico scomparso. «Era mia quanto di Gianpaolo, ecco perché l'ho fatto - racconta Gilberto che, insieme alla moglie e alla figlia fa parte della sezione donatori di Pozzecco -; ogni volta che andavo a donare, una seduta la conteggiavo per me e una come se l'avesse fatta lui». Poi, qualche anno dopo, al Congresso di Pasian di Prato - nel 50° dell'Afds -, la seconda «Goccia d'oro», visto che si era venuti a conoscenza del suo gesto. Ma al di là dei riconoscimenti - «Non mi interessa ottenere, ma solo dare!», afferma -, il messaggio che Gilberto vuol trasmettere ai giovani - molti dei quali sono tra i 2843 donatori che domenica 20 settembre, a San Daniele del Friuli, in occasione del 57° Congresso dell'Afds riceveranno una benemerenza per i traguardi raggiunti nel dono - è uno solo: «Tendete il vostro braccio e donate. Non è necessario che accada qualcosa di brutto per essere motivati e diventare protagonisti di questo gesto; è come dare un appiglio a chi è in difficoltà che potrebbe essere anche un tuo familiare o un tuo amico».
          Un appello che verrà ripetuto anche domenica 20, nel corso dell'incontro sandanielese che avrà un'anteprima già a partire da giovedì 17: all'Auditorium delle scuole medie della cittadina collinare, alle 20.30, esibizione del Coro Egidio Fant; venerdì 18, alle 18.30, nella sala consiliare, incontro tra Andrea Grande, coordinatore nazionale Giovani Fidas, e i baby donatori della provincia che, val la pena sottolineare, sono il 15% nella fascia 18-28 anni, contro una media nazionale ferma al 4,6%; sabato 19, alle 21, nel tendone allestito accanto al Palazzetto dello sport di via Udine, musica per i giovanissimi ed intervento di Rossana Franzon, referente del Centro trasfusionale di San Daniele.
          Domenica il Congresso si apre alle 8 con l'accoglienza dei donatori e dei labari sezionali in piazza IV Novembre; alle 8.40 l'omaggio ai caduti e alle 9 la partenza del corteo fino al Duomo cittadino dove, alle 9.30, l'arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, celebra la Santa Messa. Dopo la funzione religiosa, alle 11, appuntamento al Palazzetto per la cerimonia ufficiale e la consegna delle benemerenze.
          Sarà l'occasione, come anticipa Renzo Peressoni, presidente dei donatori, per ringraziare tutti i preziosi protagonisti del dono, ma anche per puntare l'obiettivo su quelli che restano problemi aperti. «Uno su tutti - spiega -, la necessità che la Regione metta mano urgentemente ad un sistema informatico obsoleto. Gestito da Insiel risale a 30 anni fa e ci obbliga ancora a prendere le prenotazioni scrivendole sui foglietti. L'obiettivo è quello di arrivare entro l'anno ad un sistema di donazioni programmate, come in via sperimentale si sta facendo a Udine e Cividale, così da avere un sangue sempre fresco ed efficace». Tra i nodi ancora da sciogliere, aggiunge il numero uno dei donatori, quello legato ai permessi dei lavoratori-donatori. «Tante aziende - afferma Peressoni -, anche quelle grandi, invitano i dipendenti a prendersi ferie per andare a donare e spesso creano problemi sulla scelta della giornata. Ricordo che il lavoro è sacro, ma anche una vita salvata lo è! E ricordo anche che si può donare di domenica, dalle 7.30 alle 11».