Chiesa di San Giorgio a nuovo
(Monika Pascolo – La Vita Cattolica del 20 Aprile 2016)
 

          UNA COMUNITÀ in festa quella di Gradisca di Sedegliano che domenica 24 aprile vedrà riaprire le porte della Chiesa di San Giorgio Martire, interessata nell'ultimo anno da lavori di consolidamento. «È un piccolo edificio al quale i fedeli sono particolarmente attaccati», conferma il parroco, don Mario Broccolo che, alle 10.30, impartirà la benedizione alla restaurata costruzione di fine 1400; a seguire la celebrazione della Santa Messa, allietata dai canti del Coro parrocchiale «Santo Stefano», diretto da Fabiola Venier.
          Il progetto - eseguito dalla ditta Fi-be di Fontanafredda e reso possibile grazie ai contributi di Provincia e Fondazione Crup, oltre alla generosità di un benefattore del paese e dei parrocchiani -, ha previsto il rifacimento della copertura dell'aula, del presbiterio e della sacrestia, oltre al consolidamento delle volte, dell'arcone trionfale, delle murature e del campaniletto a vela.
          Il cantiere, illustra il parroco, ha riservato alcune sorprese. Sotto il pavimento, infatti, sono state scoperte tracce di una precedente costruzione di questo amato luogo di culto, oltre al rinvenimento di resti umani da parte di una archeologa e due antropologhe dell'Università di Udine che, su permesso della Sovrintendenza, sono ora oggetto di studio da parte dell'Ateneo friulano.
          Non solo. Quello che in passato è stato luogo di rifugio per viandanti e pellegrini, oltre che ospedale per i malati del tempo - la cui prima citazione risale al 1488 nella relazione della visita pastorale -, riporta all'esterno, nella facciata principale, un imponente affresco che ritrae San Cristoforo, immagine comune a molte chiese della zona. «Il Santo, secondo la tradizione - illustra don Broccolo - faceva il traghettatore su un fiume ed è venerato come colui che protegge i marinai e coloro che hanno paura dell' acqua. Qui siamo vicini al Tagliamento, fiume che in passato, a causa di alcune inondazioni, ha distrutto Rivis e Turrida, paesi che sono stati poi costruiti in aree più alte e sicure, per cui esiste una tradizione che lega questo martire alle comunità locali».
          La chiesa, al suo interno, è un vero e proprio scrigno che conserva pregevoli affreschi. In fondo all'aula, adiacente al presbiterio, fanno bella mostra di sé due opere risalenti al 1500, a firma di Marco Tiussi da Spilimbergo: si tratta di un dipinto che ritrae San Giovanni Battista e accanto Santo Stefano Protomartire con gli strumenti del martirio.
          È presente, inoltre, un affresco devozionale (risalente al 1577), inserito in una croce rettangolare, riportato alla luce nel 1985, con l'immagine di San Giorgio a cavallo con i segni del crociato, mentre uccide il drago. «Il paesaggio circostante - illustra il parroco - richiama la vicina cortina che risalente all'anno Mille era stata costruita con più fossati per la difesa del villaggio».
          In sacrestia è conservato un pregevole olio su tela che riproduce San Giorgio che trafigge il drago, mentre sulla parete di fondo, un dipinto della seconda metà del '700 raffigura la Crocifissione di Cristo con la Vergine, San Giovanni e Maddalena. Dietro l'altare maggiore, sulla parete, si può osservare una croce con gli strumenti del martirio.
          Tra i lavori ancora da eseguire - «In futuro, mezzi permettendo», sottolinea il parroco -, oltre al ripristino degli intonaci cinquecenteschi c'è il restauro delle balaustre (nella parte alta compare un simbolo eucaristico) e dell'acquasantiera, opere del XV secolo attribuite al Pilacorte, scultore che ha lavorato anche a Sedegliano, Maniago, Spilimbergo e Pordenone.
          Intanto, domenica 24 si fa festa per la conclusione del cantiere che ha permesso di mettere in sicurezza e consolidare l'edificio, «testimonianza nei secoli della fede della comunità»; e saranno proprio le campane a manifestare, prima della celebrazione, la gioia dei parrocchiani, grazie alla maestria degli «Scampanotadòrs furlans-Gino Ermacora».