nuove dal friuli e dal mondo

Lione (FR), 6 Novembre 2016
Notre Dame de Fourvière - Cimitero de la Guillotière - Necropole Nationale de la Doua

Nuove dal Fogolâr Furlan di Lione
(di Daniel Vezzio)

          Le documentazioni sulle cerimonie organizzate a Lione per il "4 Novembre", meritano uno spazio nel nostro sito, e per questo che ringraziamo l'ecclettico Presidente del Fogolâr Furlan di Lione, Daniel Vezzio che mi ha inviato il prezioso materiale. Utilizzerò quindi il testo che Daniele ha scritto col cuore, senza aggiungere o togliere nemmeno una virgola, perchè riporta in modo spontaneo i tragici eventi, senza la retorica e le frasi fatte che di solito vengono usate in simili occasioni... Utilizzerò una parte dell'ottantina di immagini ricevute, con le inquadrature che ritengo più significative, evitando i primi piani e  senza concentrarmi sulle varie personalità presenti alle varie cerimonie...

           Sans respecter le protocole, je salue les autorités civiles, militaires, religieuses, mes compatriotes, et vous tous, mes amis. Mon allocution sera en italien, par respect à ces groupes venus spécialement d’Italie , la famille Cumerlato, qui après un siècle, a retrouvé la tombe du grand-père, à la nécropole de la Doua. Je salue aussi la présence des groupes guidés par M. Michele Maurino, que je remercie, pour le travail extraordinaire développé, afin de ne pas oublier ces tombes italiennes à Lyon .

          Ho salutato in francese tutte le autorità civili, militari, religiose, i connazionali e tutti gli amici presenti, lo faccio in italiano, senza rispettare il protocollo, che esigerebbe di enunciare titoli e cariche.
          Intendo inoltre, porgere un caloroso saluto alla famiglia Cumerlato, che a un secolo dalla morte del nonno, ha ritrovato la tomba dell’antenato, Vanzo Fiorindo, che era nascosto sotto il nome errato di Vanza Flaminio, si trova alla necropoli nazionale della Doua, dove ci recheremo nel pomeriggio, lasciatemi anche dire, che i Cumerlato hanno aiutato a rintracciare la tomba di un soldato francese, morto in Italia, e che si trova al cimitero di Pederobba (TV) si chiamava Dumoulin Joanny, il discendente francese sig. Bojarski, ringrazia di cuore la comunità.
         Un poderoso abbraccio, anche a Michele Maurino, per la sua presenza ed il lavoro svolto durante più anni, ci ha portato a Lione, una straordinaria ventata di fraternità e di italianità... ci mancava... sono a Lione da oltre 50 anni e non avevo mai visto tanta solidarietà, ci sentivamo abbandonati da tutti... emigrati, quindi dispersi... grazie a voi tutti per essere venuti, siete di stimolo e di incoraggiamento.
           Sono presidente di una microscopica associazione patriottica, gli ex-combattenti reduci italiani, sono tutti morti e le bandiere italiane cadevano a terra, una alla volta, ho trovato dei discendenti che ora portano il cappello del nonno o del papà, hanno rialzato la bandiera italiana, presente ad ogni cerimonia francese... siamo in piedi, con la bandiera alta... fino a quando lo faremo, non lo so, ma la vostra presenza, ci sostiene, dovete sapere che questi morti dietro di me hanno solo noi per una preghiera, un pensiero... le loro tombe sono state profanate, e degli emigrati le hanno pietosamente sistemate.
          Ma cosa fanno qui questi morti italiani? - E la prima domanda che si fa! Siamo a 900 Km dal Carso, a 700Km dall’altopiano d’Asiago, a 500Km da Verdun nel nord, est de la Francia, verso i confini della Germania e del Lussemburgo, ed é in questa zona di guerra che sono stati feriti...
          Cosa vuol dire feriti? - La maggior parte di questi avevano respirato il micidiale gas mostarda, l’Yperite, che attacca le vie respiratorie, bronchi, polmoni, ma il gas brucia anche gli occhi, e si diventa ciechi, il corpo si copre di vesciche e di ustioni, si muore asfissiati dopo una terribile lunga agonia di più mesi, avendo sputato a pezzetti i polmoni... non esistevano cure ...camomilla e preghiere delle suore...
          E probabile che nonno Fiorindo sia morto cosi... mentre siamo sicuri che il nonno della prima tomba, alla mia sinistra, mori proprio in questa maniera, si chiamava Lucci Chiarissi Umberto, (c’é scritto Lucchi, in francese si legge Lucci) Croce al merito di guerra, figlio di Carlo, tenente nel 1 reggimento Artiglieria pesante campale, nato a Pesaro nel 1893, dimorante a Bologna, morto per gas asfissiante nell'ospedale di Lione (Francia) il 12 novembre 1918... aveva respirato il gas nel giugno 1918... ci sono voluti 6 mesi per morire... Era uno studente iscritto al 3° anno alla facoltà di ingegneria civile. Celibe. Gli fu conferita una laurea honoris causa, post mortem il 9 gennaio 1919 come studente caduto in guerra.
          Tutti gli altri chi erano? - Non lo so... contadini, pastori, zampognari, scalpellini... molti non parlavano italiano, ancora meno il francese, quello che so erano carne da cannone, carne da tritare con le mitragliatrici... li mandavano al macello senza pietà, e se non uscivi dalla trincea... ti sparavano alle spalle... se uscivi... i tedeschi avevano delle mitragliatrici straordinarie come la MG 08, immaginate... sparava 800 colpi al minuto, i soldati cadevano a grappoli... e diventavano polpette sanguinolenti...
          Ma come mai questi soldati italiani qui in Francia? - Semplicissimo! nel 1917 i Francesi erano venuti ad aiutarci in Italia, alla disfatta di Caporetto, ed hanno fermato gli austro ungarici sul fiume Piave. Nel 1918 gli italiani sono venuti a loro volta, in Francia, sul fiume Marna, per bloccare i tedeschi... erano 60.000 i soldati italiani agli ordini di un generale, che si chiamava Albricci... in un solo giorno, 4000 morti nei dintorni di Bligny, un paesino di 150 anime...
          Quanti siamo oggi qui? - Provate a contare 4000 corpi... più 4000 feriti... in un solo giorno... per molti sarebbe stato meglio morire subito... Non voglio perturbare raccontando l’orrore vissuto da questi soldati vi farei rabbrividire e non dormireste di notte... avevano più o meno 20 anni... morti, trucidati, sbranati, asfissiati... erano giovani, forti e belli... volevano vivere...
          Sono morti per niente?  - Forse no... forse no, se riusciamo a spiegare l’inspiegabile, dire l’indicibile, alla gioventù oggi qui presente, se solo trovassimo le parole e scolpirle nell’anima, scolpire il rispetto della vita e dell’umanità... queste tombe ci provano il contrario.  Dal 1914 al 1918 l’umanità era sparita... 60milioni di morti... come dire... immaginate l’intera popolazione italiana... una montagna di cadaveri, di ossa e la distruzione totale dell’Italia... più nulla... fango, melma, teschi, ossa, putrefazione..
        Morti per niente? - Forse no... ma come spiegare ai giovani questa 1° guerra mondiale?  Hanno ucciso un arciduca a Sarajevo ed é successo il finimondo... veramente il finimondo, neppure io dovrei essere vivo... sono nato in una regione occupata dagli austro-ungarici nel 1917... le truppe affamate, confiscavano tutto quello che trovavano, la nonna riuscì a nascondere una mucca in un bosco, e quel bicchiere di latte, ha salvato mio padre che aveva 8 anni... é sopravissuto... e sono qui... vivo!
          Come raccontare una guerra che va dalla Manica fino ai Dardanelli? - Nessuno lo puo’ spiegare ... e come se non bastasse, 20 anni dopo, ancora 60 milioni di morti... l’umanità sparita di nuovo... Potrei raccontare per ore gli orrori di questa guerra... nonno Toffoletti e salito 21 volte, all’assalto alla baionetta... partivano in 900 e rientravano in 5 o 6... i miracoli esistono, ha salvato la ghirba... ma non ha mai più, dormito una notte intera... i morti gli urlavano in silenzio nelle orecchio... ne aveva uno solo, l’altro era stato tagliato, in un combattimento all’arma bianca in trincea...
          Non sono morti per niente, se andate a Redipuglia, dove 100.000 nomi vi rispondo presente, Non sono morti per niente, se andate a Verdun – Douaumont, toccare le ossa di 130.000 soldati, accumulate alla rinfusa nel monumento... Non sono morti per niente se andate a Bligny, al cimitero italiano, 3040 croci, più le ossa di 400 corpi...
          Non sono morti per niente... se sentite il loro soffio alla nuca, se sentite che degli occhi bianchi, bruciati dal gas vi guardano e vi dicono: rispettate la vita e l’umanità... a loro é stata negata....
          Sono passati solo, 70 anni di pace... giovani attenzione che non accada un nuovo finimondo... sarete voi alle manette tra non molto, che non sia il grilletto della mitragliatrice...
          Dicevano: Meglio un giorno da leone che 100 anni da pecora?... ma no! Né leone né pecora... una vita come essere umano basterebbe!
          All’ingresso del cimitero austro-ungarico di Redipuglia una scritta terribile: Im Leben und im Tode vereint" (Uniti nella vita e nella morte) noi, dobbiamo rimanere uniti nella vita, lo dobbiamo nei confronti questi soldati affinché non siano morti per niente.

Viva l’Italia, viva l’Europa in pace.