nuove dal friuli e dal mondo

Avilla di Buja (UD), 9 Settembre 2011
 
Note sull'organo Taboga
della chiesa di S. Pietro Apostolo

         Ad Avilla di Buja, in epoche diverse avevo già effettuato tre servizi per il nostro sito, che troverete ai seguenti link: messe504.htm; messe581.htm; ascoltato690.htm. L'idea di attivare questa pagina dedicata al cognome "Taboga" mi è venuta nel corso di una serie di concerti per organo nella chiesa di Avilla di Buja, iniziati il 17 Settembre di quest'anno. Nel secondo appuntamento della serie, mentre aspettavo l'apertura della chiesa il mio sguardo è stato attratto dalle parole "Organo Taboga" scritte in un drappo che leggermente mosso dal vento penzolava da un pennone posto davanti alla scalinata. Naturalmente più tardi ho voluto saperne di più, avendo l'occasione di contattare direttamente il costruttore dell'organo, il signor Ermanno Taboga, che di professione non fa il costruttore di organi, ma ha voluto creare e adattare allo spazio esistente in quella particolare chiesa costruita dopo il terremoto, uno strumento fatto su misura e donarlo alla sua comunità.
        I risultati sono eccellenti sotto tutti i punti di vista.
        Nel corso della stessa serie di concerti, ho scoperto che anche Barbara la presentatrice delle serate portava il cognome Taboga e il giovane organista che accompagna le messe che si celebrano in quella chiesa era un "Taboga". Insomma... mi sembrava di aver scoperto le mie origini, dato che per chi non lo sapesse, io mi chiamo Aldo Taboga...!
          Un'altra ragione per dedicare questa pagina ai Taboga, l'ho scoperta nell'ultima serata, quando il parroco don Felice Snaidero ha dato notizia che l'indomani, nel Centro Sociale si sarebbe scoperta una lapide dedicata ad una signora morta nel 1969, che ha dedicato parte della sua vita a favore della comunità di Avilla di Buja, tanto che per questo suo impegno si era meritata la "Croce di onorificenza"  da papa Giovanni XXIII.
        Dedico quindi questa pagina ai "Taboga" senza il timore di tacciato di esibizionismo o megalomania, perchè il ramo dei Taboga di Leproso non ha nessun merito in questa faccenda, avendo tra i suoi antenati  solo persone che per vivere facevano i sarti e i muratori. Alcuni di loro hanno affrontato la dura strada dell'emigrazione, e le loro ossa ora riposano in pace in terra di Francia e Argentina.
          Insomma, tra i miei avi non posso annoverare figure di santi o eroi, ma se mi è permesso, vorrei solo accennare ad una seppur modesta notorietà del sottoscritto per il trambusto creato sulla rete Internet con il sito "Di ca e di là dal Nadison"...!

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Testi e foto tratte dal libro "Un nuovo organo"
pubblicato dalla Parrocchia di Avilla di Buja

          Ringraziamento del Parroco di Avilla don Felice Snaidero - Grande è stata la sorpresa e la gioia della comunità parrocchiale nel veder nascere e compiersi in pochi mesi il progetto del nuovo organo per la chiesa di Avilla; e la sua inaugurazione é coincisa con il decimo anniversario della morte (17.09.1997) di mons. Beinat pre’ Saverio, che per 55 anni ha dedicato la sua missione sacerdotale a questa comunità e a questa chiesa, santuario della Madonna della Salute, patrona dei fornaciai.
          La chiesa di Avilla, rinnovata dalle fondamenta subito dopo la guerra, ornata e arredata per un quarto di secolo di moderne opere d’arte, prima chiesa in Friuli a risorgere dopo il terremoto, di nuovo artisticamente curata fino a farne un gioiello, viene a trovare nel nuovo organo il coronamento delle sue funzioni liturgiche. Alla bellezza dell’espressione figurativa si unisce il compendio e il re di tutti gli strumenti dell’espressione musicale; la casa della preghiera è ora divenuta veramente l’ambiente adatto a favorire l’incontro della comunità col suo Signore nella celebrazione della propria fede.
          Un organo così armoniosamente inserito - pur se imponente - nell’ambiente liturgico, un organo così armoniosamente espressivo nelle sue sonorità, mai nessuno avrebbe pensato che potesse esserci ad Avilla. Quello che sembrava impensabile è diventata realtà. E la gioia ora radicata profonda nel cuore di questi fedeli, e che per lunghi anni si rinnoverà ad ogni solenne celebrazione, è frutto del dono generoso di un fedele parrocchiano, di un figlio di Avilla e di Buja, di questa terra che negli anni ha dato fiorfiore di uomini d’ingegno, d’arte, di tenacia e laboriosità.
          L’organo di Avilla non è frutto di sponsorizzazioni o mecenatismo, ma porta il nome di chi a lungo l’ha sognato, con studio, ingegno e passione l’ha realizzato, e con grande generosità l’ha donato: porta il nome di Ermanno Taboga. A lui l’apprezzamento e i ringraziamenti, vivi sentiti e duraturi, da parte di tutta la comunità cristiana di Avilla.

          Il nuovo organo: un’avventura memorabile - Non è semplice raccontare in poche frasi un’avventura irripetibile che ha inciso emozioni uniche in chi l’ha vissuta.
          Tutto è iniziato quasi per caso quando, all’ennesimo ‘cedimento’ del nostro vecchio organo elettrico, il parroco Don Felice mi ha chiesto di informarmi per sostituire lo strumento che aveva comunque servito la nostra parrocchia per oltre un trentennio.
          Una chiesa come la nostra, così particolare nell’architettura e così ricca di opere d’arte, meritava un organo a canne che sfruttasse l’ottima acustica. E proprio in quest’ottica ho intrapreso le ricerche, sempre più approfondite, che hanno fatto emergere le problematiche legate alla non facile collocazione di un organo nella nostra chiesa. Inoltre, il costo da sostenere per un organo a canne, per quanto piccolo, era considerevole se non addirittura proibitivo.
          Così, pian piano si è andata concretizzando l’idea di progettare e costruire personalmente l’organo. È sempre stato il mio sogno nel cassetto; uno di quei sogni irrealizzabili che spesso ci accompagnano per tutta la vita senza potersi mai tramutare in realtà. Ma se per me rappresentava un sogno che si sarebbe potuto presto concretizzare, era una follia a giudizio di alcuni esperti contattati per una consulenza tecnica. Certamente il loro parere mi ha inizialmente demoralizzato ma poi si è risvegliata in me un’indescrivibile forza d’animo (ed in questo probabilmente c’è stata la mediazione di qualcuno da “lassù”, qualcuno che ha ancora a cuore la sua comunità e la sua chiesa). Sentivo la necessità di costruire qualcosa di autentico, magari modesto, ma vero e avrei cercato tutte le strade per poter raggiungere questo obiettivo.
          La Provvidenza, la fortuna o il caso che dir si voglia, hanno portato sulla mia strada le persone giuste disposte ad aiutarmi, la più importante delle quali si chiama guarda caso, Saverio come il nostro don Beinat, ed è un organaro di professione. Saverio è una persona estremamente disponibile, oltre che preparata, e con i suoi suggerimenti mi ha certamente risparmiato tutti gli errori dovuti all’inesperienza.
          Finalmente nell’ottobre 2005 è partita la vera avventura. La fase iniziale è consistita nella progettazione prima fonica (la scelta dei registri che compongono l’organo) e poi ingegneristica dello strumento.
          Ho quindi presentato ufficialmente il progetto al consiglio pastorale che, sorpreso della mia imprevedibile quanto inconsueta proposta, ha accettato accordandomi la massima fiducia e libertà.
          Per affrontare la fase costruttiva ho coinvolto varie persone, parrocchiani, conoscenti, familiari, colleghi, amici; non è stato difficile ottenere disponibilità e collaborazione. Loro mi hanno aiutato a realizzare ed assemblare le diverse migliaia di pezzi che compongono l’organo. Tutti i particolari, ad esclusione delle canne e di qualche altro componente della consolle, sono stati completamente progettati e costruiti da noi, comprese le elettrovalvole che regolano il flusso d’aria verso le canne.
          Ore, giorni, settimane, mesi di paziente lavoro ad incollare, assemblare minuscoli dispositivi; quanto lavoro prima di poter ascoltare almeno un suono provenire dall’organo, per avere conferma che tutto stesse procedendo per il verso giusto!
          Ad agosto 2006 sono iniziati in chiesa i lavori di costruzione della struttura portante su cui posizionare l’organo.
          Per la festa della Madonna della Salute del novembre 2006 erano posizionate tutte le canne di facciata che davano un’aria maestosa alla chiesa. Poteva sembrare che l’organo a quel punto fosse terminato ma era ancora molto il lavoro da svolgere: le canne da posizionare, collegare, accordare erano 1185!
          A Natale 2006 l’organo ha avuto un primo collaudo funzionale. Mancavano ancora l’accordatura, l’intonazione, la consolle e molte altre cose ma ... finalmente suonava. L’emozione nell’ascoltare i primi suoni è stata commovente, un’ indescrivibile soddisfazione.
          Per l’accordatura delle singole canne si è preferito attendere l’arrivo della mite primavera. Così nel frattempo anche la consolle è arrivata permettendo l’accompagnamento della liturgia con il nuovo organo nel giorno di Pasqua 2007. Poi si sono susseguite tutte quelle operazioni di rifinitura e tutta una serie di controlli e verifiche.
          Il lavoro non è stato esente da imprevisti, difficoltà talvolta anche notevoli ma il gruppo di lavoro che si è andato consolidando nel tempo è sempre stato affiatato e puntalmente disponibile, anche quando si trattava di smontare alcune parti per sistemare qualcosa che non funzionava.
          Il 29 giugno 2007, festa di S.Pietro, patrono della chiesa, l’organo ha superato il lusinghiero esame da parte di Padre Ercole, organista in Vaticano durante il papato di tre pontefici.
          L’augurio è che il suo suono di quest’organo possa essere fonte di gioiose emozioni lungo il cammino della nostra comunità.           Grazie a tutti,
Ermanno Taboga

Brano dimostrativo a quattro mani eseguito da
Manuel Tomadin e Beppino Delle Vedove all'Organo Taboga



 ESTRATTO

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Domenica Taboga (1896-1969)

          È nata ad Avilla di Buja nel 1895, all'età di quattro anni venne colpita dalla poliomielite; superò la malattia, ma una gamba fu segnata irreparabilmente da una paralisi che ne ostacolò la crescita e rimase più corta di quella sana.
          Fin da bambina si dimostrò molto intelligente, ma la sua menomazione le impedì di muoversi da casa e quindi in età scolare iniziò a studiare da sola seguita dal fratello Paolo seminarista.
          Non conseguì mai nessun diploma, ma ancora adolescente si dedicò all'insegnamento del catechismo, manifestando subito una naturale inclinazione a stare con i fanciulli.

          Verso i vent'anni cominciò a riunire alcuni bambini in una struttura messa a disposizione dalla parrocchia: fu utilizzata per diversi anni la sala del “cinema di Avilla”. In seguito, adiacenti a quell'edificio vennero costruite due stanze disposte su due piani, ma prive di servizi igienici e acqua potabile. Il piano inferiore era adibito ad aula, mentre il primo piano ospitava le brandine la cucina, dove veniva giornalmente preparata la minestra per il pranzo e il latte a merenda.

          I bimbi, al bisogno, dovevano essere accompagnati presso l'unico servizio igienico situato nell'angolo in fondo al vasto cortile. La classe era unica, molto numerosa (in alcuni periodi si raggiunse anche il numero di 80 bambini), e lei, pur camminando con una stampella, riusciva ad essere sempre paziente e premurosa con tutti.
          Prestava servizio tutti i giorni tranne la domenica; l'orario era molto elastico: iniziava verso le 8 del mattino, e alla sera terminava quando tutti i bambini erano stati recuperati dai genitori. Se per il prolungarsi dei lavori nei campi o nella stalla, i genitori non potevano recuperare i figli in tempo utile, lei se li porta va a casa sua. E durante l'anno scolastico al pomeriggio si fermavano in questa struttura anche i bambini delle prime classi elementare per una specie di dopo-scuola.
          In quei tempi con i bambini si era molto severi e le sculacciate (e non solo quelle) erano considerate normali; ma gli anziani di oggi (i bambini di allora) ricordano che Domenica usava sempre modi gentili, e che mai ricorreva a punizioni corporali. Purtroppo, nel 1959, per malattia, dovette lasciare l'insegnamento. Per qualche mese si proseguì grazie al lavoro della giovane Maddalena che già la aiutava da quattro anni. Ma nel 1960 l'asilo venne chiuso per mancanza di insegnanti.
          Pochi mesi dopo, per i suoi 40 anni di amorevole dedizione, papa Giovanni XXI11 la decorò con la "Croce di onorificenza", un riconoscimento conferito a chi ha in modo egregio operato per il bene della Chiesa. Era il 28 marzo 1961.
          Durante tutta la vita fu sempre disponibile alle esigenze della parrocchia (ad es., confezionava gli abiti degli angioletti che venivano indossati dai bambini durante le processioni, faceva addobbi sacri per la chiesa, etc.). Con il supporto musicale di Gelindo Fanzutto organizzava piccole recite, aiutando anche i genitori a confezionare i costumi di scena (era infatti anche un'abile sarta). Non si è mai sposata, ed è vissuta sempre nella casa paterna con i genitori prima, e poi con la famiglia del fratello minore Giorgio. E in quella casa di Avilla, morì l’8 gennaio 1969.
          In tutti quelli che l'hanno conosciuta rimane il ricordo di una donna molto dolce, umile, discreta, generosa e sempre disponibile, che ha vissuto la sua esistenza a servizio degli altri.