Ringraziamento
Caro Natisone,
mi sento in dovere di mandare queste “due righe” per ringraziare tutti
coloro, e sono tanti da non permettermi risposte singole, che mi hanno
scritto, visitato e sostenuto in particolare con la preghiera.
Ho indubbiamente vissuto un evento serio e nel mio caso raro, tanto da
avermi sorpreso per la repentina chiamata all’ospedale, che pensavo
potesse realizzarsi non prima della prossima primavera. Ma ciò che mi
resta dentro non è il fatto (me l’hanno detto) di essere il primo
sacerdote trapiantato della diocesi, o un nuovo cappellano per l’
A.I.T.F. (Associazione italiana trapiantati di fegato/delegazione della
Regione F.V.G.) e altre cose che ti senti dire in questi casi… bensì il
come tutto sia avvenuto.
A cominciare da 13 anni fa, quando sono stato chiamato, oltre che a
vivere il servizio di segretario dell’Arcivescovo, a condividere - da
figlio - le sue sofferenze, le sue delicate ospedalizzazioni, le “sue
crisi di vita” e nello stesso tempo riceverne una testimonianza, una
“scuola” per me impareggiabile che è stata ed è la mia forza, la mia
ricchezza, la mia serenità.
Poi l’altro intervento improvviso, che mi avevano prospettato come
urgente e delicato nell’agosto scorso… il dono -recapitatami con una
preziosa lettera- di essere nella preghiera del Papa a Lourdes negli
stessi giorni, la conseguente grande forza e serenità che ha poi pervaso
tutto il mio essere, cosa che non mi era mai successa…
Può sembrare una coincidenza, ma la chiamata del Policlinico di Udine
alla mia vita nuova, è avvenuta mentre concelebravo l’Eucaristia nella
nostra Basilica di Aquileia, spazio sacro di emozioni personali, di
memoria e di fede, nel giorno della Madonna del Rosario. E solo due
giorni dopo in terapia intensiva, Renato mi porta da leggere un’altra
lettera contenente l’assicurazione di essere nella preghiera di qualcuno
… “in alto”. Tutto questo, e non solo, mi ha fatto molto riflettere sul
grande dono ricevuto, sul senso della mia vita, su moduli più evangelici
di servizio presbiteriale e sacerdotale.
Una sosta obbligata, prolungata all’inizio del 7° anno del mio servizio
a Gradisca per discernere con il Signore e rimettere diverse cose a
posto nella mia esistenza. Ma anche un momento di grazia per me e per la
mia Comunità parrocchiale, che da subito ha sentito proprio il suo
impegno di essere popolo di dio e di avere in LUI comunque e sempre la
guida e il pastore.
Ringrazio tutti, Monsignor Dino che fin da domenica 10 con la sua
amabile visita mi ha fatto sentire presenti tutti voi, una Chiesa!
Renato che dagli eventi è stato provocato, rispondendo come sempre
prontamente e generosamente, a vivere aspetti inediti del suo ministero
diaconale al parroco e alla Comunità. Ringrazio don Franco, mons.
Adelchi che, senza saperlo, con l’unzione dei malati datami in occasione
della festa dell’Addolorata, lo scorso settembre, ha quasi dato il via a
questa avventura fisica e spirituale.
Ora mi rendo conto di essere stato ancora una volta prolisso, chiedo
scusa.
Grazie di cuore a tutti!
don Maurizio Qualizza, parroco di
Gradisca
Nelle foto, don Maurizio
alla festa dei bambini a San Valeriano e con il gruppo parrocchiale "Il
veliero"
“E’mancato poco che da Medicina
finissi dritto a Cardiologia”,
trova il modo di scherzare don Maurizio Qualizza
convalescente all’ospedale di Udine dopo il trapianto di fegato
Il Papa all’Angelus
incoraggia il parroco di Gradisca
Un
sacerdote isontino, il parroco di Gradisca d’Isonzo don Maurizio
Qualizza, nelle parole del Papa. E’ accaduto ieri mattina in
piazza San Pietro, durante la recita dell’Angelus: Giovanni Paolo
II stava rivolgendo un pensiero in particolare alle vittime del
terrorismo, quando ha aperto un inciso per testimoniare la sua
vicinanza nella fede a don Qualizza: “Sono emotivamente e
spiritualmente vicino a don Maurizio” ha detto il Santo Padre.
Nessun riferimento al cognome o alla residenza del
sacerdote, ma il destinatario di quelle parole ha subito intuito
come fossero rivolte proprio a lui. “Il Papa ha usato un
riferimento preciso a un biglietto che gli avevo scritto qualche
giorno fa, una volta uscito dalla terapia intensiva”. Don Maurizio
Qualizza, infatti, è reduce da un delicato intervento per il
trapianto del fegato, avvenuto a Udine una ventina di giorni fa e
perfettamente riuscito. “Ma dopo la sorpresa di ieri, per poco non
mi hanno trasferito in Cardiologia…Mi trovavo nella fase più
difficile del decorso post-operatorio, quando mi è stato
recapitato un messaggio di auguri dal Vaticano tramite il
segretario pontificio monsignor Stanislaw Dizivisz, in cui il Papa
mi manifestava la vicinanza in un momento di particolare
sofferenza ed apprensione -; racconta don Maurizio, mossese,
parroco a Gradisca dal ’98 -; in quegli attimi mi sono ripromesso
di scrivergli di mio pugno non appena avessi recuperato le forze”.
Quel momento è arrivato pochi giorni fa, quando don Qualizza ha
inviato a Giovanni Paolo II una composizione floreale di rose e
gigli per la Cappella privata del Pontefice, in occasione dell’
anniversario della sua ordinazione sacerdotale che ricorreva
proprio ieri. “Gli ho scritto di essergli simbolicamente accanto”.
Il nome del parroco isontino, così, per alcuni giorni è stato
presente sull’ altare personale del papa. Ieri all’Angelus, una
risposta semplice e commovente è arrivata dalla voce stanca ma
sempre colma di speranza di Giovanni Paolo II: “Sono vicino a don
Maurizio, simbolicamente e spiritualmente”. Il parroco di Gradisca
non ha potuto fare a meno di trasalire: “Ero appena rientrato
dalla Santa Messa col mio compagno di stanza (don Maurizio sta
trascorrendo la convalescenza nel reparto di Medicina, ndr),quando
abbiamo deciso di accendere la radio per ascoltare l’Angelus”.
Il rapporto “a distanza” del sacerdote isontino con
Karol Woityla è dovuto all’ amicizia che lo lega con il segretario
particolare del Papa, monsignor Stanislav Dizivisz, dai tempi in
cui don Qualizza era stato segretario dell’ arcivescovo di Gorizia
padre Antonio Vitale Bommarco. “Ho incontrato personalmente il
Pontefice molte volte, l’ultima però appena cinque anni fa-
racconta don Maurizio-La sua figura e quella di Padre Bommarco
hanno rischiarato questi miei momenti difficili con i loro
insegnamenti sul dono e la vocazione alla sofferenza”. (Tratto
da IL PICCOLO) |
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