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Aprile: Festa del Friuli
Una data che segna per questa regione l'inizio di un'epoca di indipendenza: era il 1077. "Friuli in festa". Con questo proposito, anche quest'anno l'Istitût Ladin-Furlan "Pre Checo Placerean", assieme a molte altre associazioni ed istituzioni, si prepara a celebrare il 3 aprile, anniversario della fondazione dello Stato friulano. Fra il 3 e il 6 aprile sono stati organizzati, in tutto il Friuli, una serie di eventi che culmineranno, domenica 6, con la grande manifestazione popolare che si terrà a Pantianicco. Nel supplemento trovate uno speciale con un estratto del diploma di Enrico IV, l'atto che sancì l'indipendenza del Friuli, uno scritto di Pre Checo Placerean, poi tutti gli eventi organizzati attorno a questa data, e da ultimo come il 3 aprile viene visto da una serie di rappresentanti istituzionali di varie appartenenze politiche. Pubblichiamo anche una proposta di legge regionale per l'istituzione della Fieste de Patrie dal Friûl. Ma quale origine ha il nome di Patria? "Il nome di Patria non spetta al Friuli perché l'avevano battezzato così i veneziani a memoria del fatto che loro venivano da quella terra (Aquileia e Grado) che avevano dovuto abbandonare a causa dei barbari, perché già prima di allora i friulani chiamavano cosi la loro terra. Ne deriva dal nome Patriarcato del Friuli ma sempre e solo da Patriarcato di Aquileia e in tutti i trattati di alleanza e di pace si distingue sempre tra Ecclesia Aquileiensis e Patria. E non gli spetta nemmeno per il fatto che ad un certo punto Forum Julii, oltre che per la città che ora si chiama Cividale, lo si usava per dire la regione; e non si doveva confondere la Civitas Forii Julii con la Patria Fori Julii.Col nome di Patria si chiamava il Friuli per esprimere la sua speciale costituzione politico-militare sotto l'alta sovranità del patriarca di Aquileia, costituzione che aveva la sua base nel Parlamento che è stato l'espressione più alta della civiltà friulana dal punto di vista istituzionale". Lo statuto: un vecchio vestito che già all'inizio mostrava i difetti, cresciuti col crescere degli anni. Lo statuto è sì una legge costituzionale, ma non è un dogma. Un suo rifacimento, che non sia di superficie, vuol dire guardare al presente e insieme al passato: o meglio, guardare a quel che del passato si ripresenta come attuale. Sul nuovo auspicato assetto istituzionale hanno detto e diranno altri. Non sono un giurista, meno che meno un costituzionalista. Sono allievo di uno che scriveva, tanti anni fa, che l'amore per la patria nasce nella famiglia, e si allarga via via in cerchi concentrici: dal Comune, alla Provincia, alla Regione, alla Nazione, al continente. L'un amore non esclude l'altro. Analogamente, se mi è lecito, il potere parte dalle più piccole aggregazioni, alle quali - per ciò che loro compete - esso va affidato, andando per gradi sempre più alti, che non annullano però i recedenti. Questo in fondo vuoi dire "autonomia": il contrario di autarchia e di accentramento. Ricordo che, 51 anni fa, il senatore Tessitori rispondeva a chi criticava il motto "dibessoi", assunto dall'Associazione per l'autonomia friulana, che esso non voleva dire chiusura e separatismo, ma diritto di esercitare il potere locale dai locali. (...). Una cosa è certa: la nostra Regione si chiama Friuli-Venezia Giulia. E' fatta di due parti: il Friuli e la Venezia Giulia. Trieste ha una sua storia, e una sua storia il Friuli (hanno anche diverse geografia, economia, tradizioni, civiltà, cultura; naturalmente insieme a tratti comuni). Non vado a ritroso per celebrare il Friuli storico, così caro allo scomparso presidente della Provincia di Udine Melzi. Siamo nel terzo millennio. Ma mi sarà permesso di ricordare che, dal secolo XIII in poi, ci fu qui uno Stato aquileiese "libero, quasi sempre, da ogni ingerenza imperiale" (cito il Leicht), e che di questo Stato aquileiese il Parlamento divenne, a poco a poco, l'organo centrale, legislativo ed esecutivo: il più antico Parlamento d'Europa. Parliamo delle nostre comuni radici, che andavano dal Cadere all'Istria e anche più lontano. Noi siamo le fronde, ma sotto c'è qualcosa che alimenta i nostri padri e in fondo alimenta anche noi. Tra parentesi: oggi nel Friuli-Venezia Giulia solo il 66 è nato qui: così una recente statistica. Ma nessuno si sogna di parlare di razze, che è bene riservare agli animali. (...) Noi friulani in genere, confessiamolo, ma lo dico per me, abbiamo il complesso d'inferiorità, viviamo lo stato di minorità. Stiamo in perenne attesa che altri ci concedano qualcosa. Mi valgo delle parole di uno che la sapeva lunga: Kant. "Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessi è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi del proprio intelletto, senza essere guidati da un altro". Mi riferisco al buon popolo nostro. Ma i nostri migliori politici hanno tutte le doti per guarirci da questa malattia, per la quale tanti uomini "rimangono volentieri minorenni per l'intera vita", "per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori" (Kant). Politici, fateci la grazia! Tratto dall'intervento del prof. D'Aronco al convegno di Codroipo «Dare struttura al Friuli».
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