nuove dal friuli e dal mondo

Aquileia, 17 Novembre 2005
 
Presentazione del 7° Volume della serie
Miti, Fiabe e Leggende del Friuli Storico

Tiaris di Acuilee - Gnove racolte
Terra di Aquieia - Nuova raccolta

     Istituto A.Tellini di Manzano presieduto da  Luigi Del Piccolo, in collaborazione con l'amministrazione comunale di Aquileia e l'editore Chiandetti, ha presentato il settimo volume della collana “Miti, Fiabe e Leggende del Friuli storico” dal titolo: “Tiaris di Acuilee – Gnove racolte”.
    La presentazione ufficiale č stata tenuta nella Sala Consiliare del Comune di Aquileia dal prof. Raimondo Strassoldo, presente la curatrice del volume, Adriana Miceu.
     Durante la serata č stata letta qualche fiaba, e  diversi racconti fantastici: tutti raccolti a viva voce dagli informatori dei paesi della Bassa Friulana e testimoniati nel libro. I racconti sono i pił disparati: vanno dalle storie delle agane, fate e orchi; di diavoli e dannati; storie di fantasmi; di luoghi magici, di chiese e di miracoli; di Attila, di tesori nascosti, di bestie strane… e quant’altro.
     Questo volume č il settimo di una grande collana che l’Istituto A.Tellini, alla fine, avrą realizzato in diverse lingue e dialetti: friulano, tedesco, sloveno e veneto. Una enciclopedia di racconti raccolti in tutto il Friuli storico e formato da ben 17 volumi.
     “Tiaris di Acuilee – gnove racolte” in seguito verrą presentato in diverse altre localitą della Bassa Friulana: Ruda, Santa Maria La Longa, Fiumicello, Cervignano, Palmanova, Aiello.
 

Ad Aquileia il settimo volume di: "Miti, Fiabe e Leggende del Friuli storico"

Giovedģ 17 novembre Aquileia, cittą culla della civiltą e della cultura friulana, č stata protagonista di una significativa serata culturale. L’Istituto Achille Tellini di Manzano, infatti, in collaborazione con l’Amministrazione comunale e la Casa Editrice Chiandetti di Reana del Roiale, ha presentato il settimo volume della collana "Miti, Fiabe e Leggende del Friuli storico", dal titolo: "Tiaris di Acuilee – Gnove racolte".

Questo volume č il secondo riguardante le terre aquileiesi, ed č il settimo di una grande collana che l’Istituto A.Tellini, alla fine, avrą realizzato in diverse lingue e dialetti: friulano, tedesco, sloveno e veneto. Una enciclopedia di racconti fantastici raccolti in tutto il Friuli storico e formato da ben 17 volumi, tutti tradotti in italiano.

Alle 20, 30 la serata culturale č iniziata con i saluti del Sindaco di Aquileia, prof.Alviano Scarel, seguito dal presidente dell’Istituto A.Tellini, Luigi Del Piccolo, il quale ha fatto conoscere l’intera opera.

Ha presentato il volume l’esperto sociologo, politologo friulanista prof.Raimondo Strassoldo, evidenziando il grande valore culturale della collana, redatta in lingue e dialetti locali, differenziandosi da altre opere scritte in friulano standard. L’editore Luigi Chiandetti, unitamente al prof.Vito Sutto, consulente giornalistico della Casa Editrice stessa, hanno illustrato il valore editoriale dell’opera puntando sulla sua qualitą pur in assenza di interventi economici istituzionali. Infine c’č stato l’atteso intervento della curatrice del volume, Adriana Miceu, la quale ha reso noto la delicatezza degli argomenti raccolti e l’urgenza degli interventi che si devono fare presso gli anziani. Depositari di questo tipo di racconti sono esclusivamente loro, gli anziani, e i racconti, per essere salvati, devono essere raccolti quanto prima.

Poi, attraverso la viva voce della curatrice stessa e del segretario dell’istituto, Luigi Geromet, la lettura di alcune favole e leggende raccolte all’interno del pregevole volume, sono state la plausibile testimonianza del valore sientifico dell’opera.

Gli applausi levatisi dalla sala Consiliare del Municipio di Aquileia, per l’occasione gremita di spettatori, sono stati il miglior saluto alla nascita di questo settimo volume di racconti friulani, raccolti a viva voce sotto l’ombra del millenario campanile della storica cittą della Bassa: Aquileia.

La presentazione del volume č proseguita a San Giorgio di Nogaro, giovedģ 24 novembre, la cui presentazione č stata raffigurata dalla "cantastorie" Maria Fanin.

Altre presentazioni seguiranno a Ruda (01 Dicembre, ore 18,30); Santa Maria La longa (06 dicembre, ore 20,30). Altre proseguiranno in gennaio e in febbraio a: Cervignano, Aiello, Fiumicello, Palmanova, Manzano ecc.

 

A Aquilee il setim volum di:
"Miti, Fiabe e Leggende del Friuli storico"

Joibe ai 17 di novembar Aquilee, citāt scune de civiltāt e culture furlanis, e je stade protagoniste di une significative serade culturāl.

L’Istitūt Acjile Tellini di Manzan, di fat, in colaborazion cu la Aministrazion comunāl e la Cjase Editore Chiandetti di Reane dal Rojāl, al ą presentāt il setim volum de golaine "Miti, Fiabe e Leggende del Friuli storico", dal titul : "Tieris di Acuilee – gnove racolte".

Chest volum al č il secont rivuardant lis tieris di Aquilee, e il setim di une grande golaine che l’Istitūt A.Tellini, ae fin, al varą realizāt in diviersis lenghis e dialets: furlan, todesc, sloven e venit. Une enciclopedie di contis fantastichis cjapadis sł in dut il Friūl storic e formāt di ben 17 volums, ducj voltāts par talian.

Aes vot e mieze di sere la serade culturāl e ą tacāt cui salūts dal Sindic di Aquilee, prof.Alviano Scarel, seguīt dal president dal Istitūt A.Tellini, Luīs Dal Piēul, che al ą fat cognossi la intere opare.

Al ą presentāt il volum l’espert sociolic, politolic furlanist prof.Raimondo Strassoldo, metint in evidence il grant valōr culturāl de golaine, redate in lenghis e dialets locāi, disferenziantsi di altris oparis scritis inte lenghe furlane standard. L’Editōr Luīs Chiandetti, dutun cul prof.Vito Sutto, consulent gjornalistic de Cjase Editore stesse, a ąn ilustrāt il valōr editoriāl de opare pontant su la sō cualitāt purpūr cence vź mai vūt nuie di bande des istituzions. Ae fin al č stāt il spietāt intervent de curadore dal volum, Adriana Miceu, che a ą pandūt la grande delicatece dai argoments tirāts dongje e la urgjence dai intervents che si ąn ancjemņ di fā lģ dai anzians. I unics depositaris di chescj argoments a son propit lūr, i anzians, e lis contis, par jessi salvadis, a scugnin jessi cjapadis sł il plui prest.

Po, a traviers la vive vōs de curadore stesse e dal segretari dal istitūt, Luīs Gjeromet, la leture di cualchi faule e leiende metudis adun al interni dal preseōs volum, a son stadis lis plausibilis testemoneancis dal valōr sientific de opare.

I batimans che si son jevāts sł de Sale Conseār dal Municipi di Aquilee, pe ocasion straplene di spetadōrs, a son stāts i miōr salūts che a sedin stāt dāts in ocasion de nassite di chest setim volum di contis furlanis, cjapadis sł a vive vōs sot de ombrene dal milenari cjampanīli de storiche citāt de Basse Furlane: Aquilee.

La presentazion dal volum e ą continuāt a Sant Zorē di Noiār, joibe 24 di Novembar, dulą che la presentazion e je stade figurade de "contestoriis" Marie Fanin.

Altris presentazions continuaran a Ruda (01 di Novembar, oris 18,30); Sante Marie Le Lungje (06 di Novembar, oris 20,30). Altris si fasaran in Zenār e in Fevrār a Cervignan, Daźl, Flumisel, Palme, Manzan e v.i.


 

Presentazione

     Chi ha la mia etą ha avuto il privilegio di sperimentare tre diverse forme di societą, tre epoche storiche: la pre-industriale, l'industriale e la post-friulana - come del Friuli in generale - si viveva ancora sostanzialmente in etą pre-industriale. La maggioranza della gente faceva il contadino, arava con i buoi e cavalli, in bottega pagava spesso in natura, la festa la passava in osteria, giocando a carte, bevendo vino (o spuma o gazosa) e cantando villotte. Se si voleva sentire musica bisognava ingegnarsi a farla da sé. Le sere d'estate ci si radunava in gruppetti familiari e intergenerazionali sulle panche davanti alle case, raccontando e ascoltando storie. In paese c'era un certo numero di personaggi che, o perché svolgevano un mestiere (il mugnaio, il fabbro, il sarto, il fattore) che li portava ad avere contatti con molte persone, o per talento naturale, sapevano molte storie e sapevano raccontarle meglio di altri. Storielle divertenti di paese, del tipo reso famoso in Friuli dalla prima raccolta di Riedo Puppo, Par un pel; ma anche storie di guerre, di fame, di emigrazione, di avventure. E anche storie di santi e favole di streghe e orchi e Attila.
     Tutto questo č improvvisamente scomparso con l'avvento della societą industriale, e cioč - per quanto riguarda il nostro tema - della televisione e dell'automobile, negli anni '60: gli anziani si sono imbacucchiti davanti al casselot, e i giovani hanno cominciato a scorrazzare in giro. Ma in quel decennio e in quello successivo c'erano ancora, in paese, molti anziani che nella memoria serbavano un ampio repertorio di storie, e l'arte di raccontarle. Da giovane sociologo mi rendevo conto che c'era nel mio paese - come in ogni altro paese - un enorme patrimonio in via di irrimediabile estinzione, sotto il rullo compressore dei mass media e delle nuove tecnologie (a cominciare dal giradischi) e speravo che qualcuno prendesse l'iniziativa di fissarlo al registratore. Ma allora noi giovani "studiati" del paese eravamo troppo impegnati a cercare la propria strada nella vita e nel mondo, e non avevamo una sufficiente conoscienza identitaria friulana. Non lo facemmo, e ancora non me lo posso perdonare.
     Sono passati altri trent'anni, e tutti i pił famosi affabulatori del paese sono scomparsi da tempo. Credo che la situazione sia la stessa in tutti i paesi della Bassa, del Friuli, del mondo occidentale.
     Le discussioni sugli effetti della televisione (e degli altri media) sono una marea; ma credo che una delle rappresentazioni pił efficaci della situazione sia stata quella di Michael Ende nella Storia infinita, con il nero impero del Nulla che risucchia come un immenso aspirapolvere il variegatissimo mondo della Fantasia. Certo, la televisione ha stravinto perché gli stimoli che propone sono molto pił "forti" ed eccitanti (nei colori, nei volumi, nelle forme e cosģ via) delle storie di paese. Il problema č che con la televisione vi sono pochissimi creatori, di fronte ai quali stanno decine di milioni di spettatori passivi; mentre nella societą pretelevisiva, in ogni villaggio c'era un certo numero di affabulatori, e in ogni famiglia bisognava per forza ingegnarsi a raccontare storie ai bambini. Il disastro culturale della televisione (il suo "delitto perfetto", come dice Baudrillard) non sta tanto in quello che fa, quanto in quello che impedisce di fare; nei tesori di creativitą e fantasia individuale, familiare, comunitaria che ha distrutto sottraendo loro il tempo e l'energia.
     Leggendo le storie raccolte in questo volume sono state riportate a quelle lunghe sere d'estate, davanti alle case; o d'autunno, sotto i portici a scartocciar pannocchie e intrecciar reste; o d'inverno, attorno agli sparghers (ai miei tempi i fogolars vecchi e veri erano stati gią eliminati, e non erano ancora tornati di moda; e nelle stalle non si stava pił, da poco). Ovviamente, il sentimento dominante č la nostalgia, unita alla gratitudine per quanti, in questi anni, si stanno impegnando nella raccolta di queste testimonianze di fantasia e cultura popolare. Ma non posso nascondere una punta di rammarico: il rigore metodologico infatti, con cui queste testimonianze sono state raccolte, rispettando minuziosamente l'enunciato degli "informatori", mi sembra metta in luce un certo impoverimento espressivo e contenutistico di queste storie; come reperti tirati fuori a fatica, da antiche arche nelle cantine della memoria, dagli informatori, in gran parte molto anziani. A me quelle storie le raccontavano persone nel fiore degli anni; persone per cui quella era pratica quotidiana. E me le raccontavano in contesti sociali in cui c'era un uditorio autentico, attento, coinvolto, emozionato, a bocca aperta; ciņ che stimolava il narratore ad autentiche recite, con modulazioni di voci ed espressioni in funzione dei diversi personaggi ed emozioni, e a prolungare ed arricchire le trame.
     Non sono un antropologo, ne un letterato, ne un esperto di tradizioni popolari. Non sono in grado di analizzare i veri livelli di significato di queste storie, nč valutare la loro originalitą ovvero i loro rapporti con altre tradizioni; altri lo faranno. Da sociologo istituzionalmente impegnato nella promozione della cultura e della lingua del Friuli mi sembra che questo lavoro sia un contributo molto importante in questa direzione. Apprezzo in particolar modo il rispetto delle parlate dei miei paesi, a dimostrazione che il pur necessario uso di una koinč in certi contesti "ufficiali" non deve costituire un pericolo per la valorizzazione delle varietą locali. Ringrazio sentitamente gli autori per la loro appassionata opera di conservazione delle tradizioni della Bassa.
     Č ovvio che lavori di questa natura nascono da motivazioni profonde di affetto per la propria terra, e in un modo o nell'altro rafforzano il sentimento d'identitą friulana. Per molti versi, i tempi non sembrano molto favorevoli a questi sentimenti; ma non dobbiamo e non possiamo cedere.
     La storia non č predeterminata, e puņ sempre riservare sorprese. Puņ darsi che, man mano che si procede nella post-modernitą, anche i miti, fiabe e leggende della Bassa possano tornare in vita; ovviamente nelle forme nuove che le nuove circostanze socio-culturali suggeriranno.

RAIMONDO STRASSOLDO
Direttore del Centro Interdipartimentale
di Ricerca sulla Cultura e la Lingua
del Friuli (CIRF)
dell'Universitą di Udine