nuove dal friuli e dal mondo

Villacaccia di Lestizza, 30 Luglio 2008
Agriturismo AI COLONOS


apertura di avostanis 2008 con:

LETARE AI CONTADINS
lettura scenica a cura di Massimo Somaglino
testo di Jean Giono tradotto in friulano da Federico Rossi


Lo scenario che ammirava lo spettatore al suo arrivo...

     E' stato Massimo Somaglino ad avviare la riflessione sul drammatico tema ecologico e sociale scelto per Avostanis 2008, "Raze contadine ogm", con la lettura scenica di "Letare ai contadins". Nella luce crepuscolare del tramonto, nello scenario naturale di un ampio spazio brullo, tutto ghiaia e sassi che, tra campi di soia e di mais, circonda un capannone agricolo di recente costruzione, adiacente ai Colonos, è stata proposta la bellissima "Lettera ai contadini sulla povertà e la pace" scritta dallo scrittore anarchico francese Jean Giono nella traduzione friulana di Federico Rossi.
     Somaglino ha proposto la lettura dei brani più significativi del testo di Jean Giono, impersonando un intellettuale che scrive una lettera ai contadini di tutto il mondo invitandoli a riflettere sulla loro situazione e a ribellarsi. Intorno a lui, alcune azioni sceniche con la collaborazione di Tiziana De Mario, tra il naturale ed il grottesco hanno dato forma alle sue parole, sostenute da una contadina (la giovane attrice Marta Cuscunà), destinataria privata e universale della lettera, specchio muto e corpo commentante delle parole di riflessione, rivolta, gioia, fatica e rabbia del contadino di ieri e di oggi.


...presentazione del direttore artistico Federico Rossi con interventi di varie personalità...


... un'inquadratura sul pubblico, sempre numeroso ai Colonos...

L'inizio della lettura di Massimo Somaglino


della quale si può ascoltare un breve estratto...

...seguono immagini senza commento....
....riprese fino a quando le condizioni di luce lo permettevano...



...solo quando lo spettacolo stava per giungere alla fine...

...con qualche lampo di flash abbiamo interferito sul suggestivo scenario,
(illuminato solo da torce e candele)


 ...per poter offrirvi queste testimonianze...
 

     LESTIZZA – Un vastissimo, smisurato spiazzo brullo, con il fondo di ghiaia e grandi sassi di fiume,  un capannone agricolo, moderno, in cemento armato sullo sfondo. Un luogo scelto tra un campo di soia e uno di mais per le prime riflessioni, constatazioni e provocazioni di Avostanis 2008 che porta, come emblematico titolo Raze contadine Ogm. Un inno al lavoro dei contadini, a quel contatto stretto, complice e obbligato con la terra, però anche una denuncia, un grido di protesta verso una società consumistica, utilitaristica, capitalista che vede e interpreta il dio denaro come l'obiettivo primario di tutte le scelte di vita.
     Riflessioni forti, decise, alle volte anche contraddittorie, per parlare di un mondo non bucolico, ma forzatamente inglobato in un'area di progresso e continui cambiamenti. All'insegna sempre della maggior produttività, a discapito, quasi sempre, della qualità della vita.
     Contadini che hanno lasciato l'aratro per il progresso. Ma quale progresso se non reca con sé la gjonde di vivi? Quando l'uomo, il contadino, si allontana dalla natura perde le sue qualità, la sua identità. Quel contadino che è legato a la semence, alla terra. Infatti dice la “mia” terra, le “mie” sementi. Il contadino è come un albero con radici nel terreno, trasformatore naturale della materia, produttore di quanto coltiva.
     L'avvio della serie di appuntamenti di Avostanis 2008 è stato appositamente voluto all'ora del tramonto con una lettura scenica, su testo di Jean Giono tradotto in friulano da Federico Rossi, dell'attore Massimo Somaglino e la partecipazione di Marta Cuscunà, un'attrice che abbiamo conosciuto ne “Le indemoniate”.
     Chi è Giono? E' uno scrittore  francese, nato in Provenza da una famiglia di origine italiana. Figlio di un calzolaio, nel 1938, a 43 anni, ha scritto Lettre aux paysans sur la pauvreté e la paix, un documento, un vibrante e poetico scritto dedicato alla superiorità della natura sulla tecnologia. In quel testo c'è la salvezza dell'uomo attraverso un lavoro naturale, la celebrazione dell'individualismo spinto fino all'anarchia. Giono ha scritto la  sua “lettera” alla vigilia del secondo conflitto mondiale lanciando un accorato appello nel tentativo disperato di opporre le armi della semplicità, del buon senso e della poesia a un mondo che stava, evidentemente, prendendo la direzione opposta, quella del profitto.
     Le ciminiere del mondo, secondo Giono, prosciugano i campi, ingrandiscono smisuratamente le città, gli edifici crescono in altezza, gli automatismi e le nuove tecnologie sono senza orecchie e senza anima e partoriscono “uomini artificiali” che trovano indigesti il pane e il vino e che si alimentano con “prodotti artificiali”.
     Anche tutte le comodità sono artificiali e fornite da un versante che è all'opposto della vera cultura del contadino che si basa sul suo lavoro: arare, seminare, falciare  e raccogliere i prodotti della terra.
     Una serata, quella dei Colonos, dopo l'introduzione di Federico Rossi, del sindaco di Lestizza, Tosone, e l'affermazione del presidente della Provincia di Udine, Fontanini, che ha detto: “La Provincia ritorna ai Colonos, quanto è successo in precedenza non mi interessa”, che, in modo avvolgente, ha messo a fuoco un tema di grande attualità, l'uso proprio e improprio degli Ogm. Con gli opportuni avvertimenti, precauzioni d'uso, contrarietà e motivati rifiuti.

di Silvano Bertossi (nella foto)