ascoltato per voi

 Ipplis di Premariacco, 5 Aprile  2009
Chiesa Parrocchiale

A Cruce Salus
Nostro Fratello Giuda

Rappresentazione della Corale "G. Coceancigh"
diretta da Milena Ermacora
voce narrante di Fabio Turchini

     Un titolo insolito, attinto coraggiosamente dalla sapienza di don Primo Mazzolari che, preparando la Pasqua con un gruppo di operai a Bozzolo, nel Giovedì santo del 1958 ha affermato che «Giuda è uno dei personaggi più misteriosi che troviamo nella passione del Signore. Mi accontento di domandare pietà per il nostro fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere queste fratellanza!».
     Dal lavoro si evince in modo forte propria queste dimensione: la fratellanza con un uomo che è del nostro sangue. Non c'è spazio per il giudizio, né per la comoda delazione che nella Tradizione ha ridotto Giuda ad autore solitario della morte del Giusto. In quest'opera Giuda ci viene proposto come fratello e compagno nella difficile scalata della fede. Con lui sperimentiamo la tragica verità di un confine sottile che separa, nelle nostre vite, l'amore dall'abisso, la consolazione dalla disperazione. Una linea tracciata dall'autore da un susseguirsi di sguardi che, scena dopo scena, indicano che non sono le parole a contare, né i gestì, né le complicità. Ciò che conte davvero è la sintonia, la tensione che lega in modo indissolubile due destini. Lo sguardo di Gesù sembra inseguire Giuda, lo cerca, lo attraversa, lo riscalda. E questo diventa insopportabile per lui chi ha già pronunziato dentro di sé la sua sentenza. Il peccato di Giuda non è il Tradimento ma quello di non essersi lasciato riscaldare dallo sguardo di colui che lo ha chiamato sinceramente, e proprio per questo, "insopportabilmente" amico anche nel momento della consegna.
     In quest’opera c'è un unico capitolo privo di sguardi, quello in cui si contempla il male che abita Giuda, nostro fratello. È il varco che conduce all'altra regione, quella che si apre oltre i confini dello sguardo di chi ama: qui «la creazione cola in rivoli di colore senza vita, senza riflessi a colmare un bacile nero, senza luce. In quel bacile... te mia dimora». La morte ci viene presentata come de-creazione, de­colorazione, di-sperazione...
     Il messaggio è tragico ma molta attuale. Quando la nostra vira decide di non lasciarci circondare dalla forza di uno sguardo e di sottrarsi alla creatività dell'Amore, lì si apre sempre un abisso, unico luogo dove neppure Dio potrà mai raggiungerci. Mazzolari conclude la sua famosa omelia con queste parole: «II più grande dei peccato non è quello di vendere Cristo, è quello di disperare. Ci sarebbe stato un posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del Calvario, se lo avesse guardato almeno da un angolo, da una svolta della strada della «via crucis». La salvezza sarebbe arrivata anche per lui».
     Ma l'autore, che in tutto il racconto non ha mai abbandonato la postazione dello sguardo dell'Amore, ha voluto "vedere" un poco più in là. La corda della disperazione trasformata prima in edera e poi in una ghirlanda fiorita, sembra dirci una verità che si può intuire solo leggendo il vangelo in controluce: chi, anche solo per un istante, ha visto Dio negli occhi, potrà mai perdersi per sempre? (don Ivan Bettuzzi)



...la voce narrante di Fabio Turchini...


...il soprano Milena Ermacora e il contralto Gabriella Pellos...
 



 ESTRATTO


...il "Juda's String Ensemble" e il maestro concertatore Gianluca Micheloni...

Giuda è l'uomo che guarda e non comprende il mistero che gli si svela dinnanzi, è l'umanità che si dibatte disperandosi. Questo è il dramma di chi non accetta di essere accolto, di chi non distingue tra la pratica della fede e la Fede stessa, perdendo il senso del suo procedere. Davanti a Giuda ognuno si trova ad essere di fronte ad uno specchio che rimanda l’immagine che ognuno di noi potrebbe essere, un'immagine che per forza di cose dovrebbe ispirare compassione e rispetto, non condanna perché non siamo chiamati a giudicare ma a condividere, anche e soprattutto il dolore. Il pubblico viene invitato a seguire le memorie di dolore evocate dal Narratore che indossa per noi le vesti di Giuda ripercorrendone gli ultimi istanti di vita seduto a quel tavolo da dove il suo dramma affronta gli ultimi passi. Nessun giudizio ma solo necessita di capire. (Andrea Carta)