Ascoltato per voi

Duomo di Udine, 14 Marzo 2008

Concerto di Pasqua
Organizzato dall'Associazione "Amici di Don Emilio de Roja"

Presentazione della serata dal Presidente dell'Associazione "Amici di don Emilio de Roja"
e don Gianni Arduini Direttore della Casa dell'Immacolata di Udine www.casaimmacolata.org

Vivaldi - Concerto per quattro violini, violoncello e orchestra
Pergolesi - Stabat Mater per soprano, contralto, archi e organo

Orchestra da Camera Udinensemble
Eva Burco, soprano - Alessia Franco, contralto
Luca Zuliani, direttore

Ordinato sacerdote nel 1703 Antonio Vivaldi, venne dispensato dal celebrare la messa per le cattive condizioni di salute, quindi entrò come insegnante di violino al Conservatorio della Pietà dove rimase fino al 1710. Era questo un orfanotrofio femminile, dove trovavano assistenza orfani, figli illegittimi e malati. Nascoste alla vista del pubblico da una fitta grata, le giovani allieve ogni domenica e giorno festivo facevano sfoggio delle loro abilità eseguendo prevalentemente le composizioni del loro Maestro. Stupisce che dei circa 480 concerti a noi noti, soltanto 84 siano stati pubblicati vivente l'autore, che pure conobbe grande fama e godette di grande prestigio in tutta Europa. Composta da 12 concerti la raccolta del 1712 "L'Estro Armonico" presenta tutta la forza espressiva di Vivaldi: il pulsare ritmico, l'armonica concentrazione del canto negli adagi, la polifonia tersa e levigata dei fugati, il gusto per la ricerca timbrica e l'invenzione del suono, il virtuosismo impiegato in chiave di cantabilità fiorita. E' indubbiamente nei concerti a quattro violini che la raccolta trova i maggiori motivi di originalità e novità, per il tentativo di creare nuove vie espressive, sfruttando quelle strutture d'insieme che discendevano dall'antica organizzazione polifonica dei cori veneziani.

Se in tutta la sua breve carriera, parallelamente all'attività operistica, Giovanni Battista Pergolesi fu un fecondo autore di musica sacra, è solo ai suoi ultimi mesi di vita che dobbiamo la composizione di quelli che sono considerati il suo lascito più importante in questo ambito. Si tratta del suo Salve Regina del 1736 e, soprattutto, del coevo Stabat Mater per orchestra d'archi, soprano e contralto, che la tradizione vuole che sia stato completato il giorno stesso della sua morte. Che questo aneddoto sia realistico o si tratti si un ulteriore ricamo romantico fiorito attorno alla figura del Pergolesi, è cosa di secondaria importanza. Ciò che è certo è che nello studio dell'autografo si nota una grande fretta di scrivere, confermata da numerosi errori, parti di viole mancanti o soltanto abbozzate, e più in generale un certo disordine tipico di chi ha poco tempo davanti a sé. Tanto che in calce all'ultima pagina dello spartito scrisse di suo pugno "Finis Laus Deo", quasi a dimostrare il sollievo per aver avuto "il tempo necessario per concludere l'opera".