ascoltato per voi
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Teatro Comunale di Cormòns, 21 Settembre 2002

Si Vîf
Concerto di Luigi Maieron

Luigi Maieron: Voce, chitarra
Jonny Dario: Fisarmonica, arpa celtica, bodhran, flauto
Daniele Masarotti: Violino
Ivan Ordiner: Percussioni


 Una veduta d'insieme del palcoscenico 

Concerto benefico organizzato dall'Associazione Culturale
Mitteleuropa

L'introduzione alla serata è stata tenuta da Paolo Petiziol, Presidente dell'Associazione "Mitteleuropa", mentre in un intermezzo del programma, Federico Orso ha presentato una "conta" tramandata per via orale nel corso dei secoli.


 

Il Programma

  • Ce ch'a è? / Cos'è?
    Brevi riflessioni su ciò che c'è e non si vede bene. La vita si presenta in tanti aspetti e si lascia leggere e interpretare, come una donna che ballando alza la gonna e ti fa capire che è bello amare la musica.

  • Tal cûr di un frut / Nel cuore di un bambino
    Quando ero un bambino ascoltavo mio padre, ricordo ancorai suoi amici...

  • Une peraule buine / Una parola buona
    Sono fatto per il "noi", ma vivo solo di me. Sono in ostaggio di me stesso e non sento il resto. Faccio fatica ad amare e allontano ciò che mi è più vicino. Se non semino non raccolgo, e non so dirti che mi manchi. La parola buona, è la parola che diventa essere.

  • Om o furmie / Uomo o formica
    Avvertire l'appartenenza, il senso della terra, la necessità dell'altro. La terra cammina assieme a te e ti rincuora, vuole che tu la segua e che l'ascolti.

  • Las âgrimes / Le lacrime
    Lacrime che ti raccontano, lacrime che sono il doppio filo che lega la vita al cuore. Si muovono presto le tue lacrime conoscono i torti e le ragioni, diventano ruscelli di un mare che si asciuga.

  • Mieli /Mieli
    Canto tradizionale carnico. Racconta un amore di paese. Lui ora è emigrato in città, ma quando passa vicino a Mieli si sente attraversare da una sottile nostalgia.

  • J ai clamât la mê vite / Ho chiamato la mia vita
    Un chiarimento fra un uomo e la sua vita, una serata passata insieme: rimproveri e complicità attorno al vuoto che non si riempie con le comodità e le facili soluzioni.

  • J ai clamât la me vite / Ho chiamato la mia vita
    Un chiarimento fra un uomo e la sua vita; una serata passata insieme. Rimproveri e complicità attorno al vuoto che non si riempie con le comodità.

  • Mans / Mani
    Donne comiche che hanno/atto e disfatto valigie e aspettato il loro uomini in letti troppo grandi.

  • Si vîf / Si vive
    Si vive di viaggi, di solitudine, di tempo che con il tempo diventa di seconda mano, si vive di un pianto nascosto e senza buoni ricordi non si cresce mai abbastanza, si vive comunque ma costa qualcosa il più.

  • La tô vous / La tua voce
    Ci sono domani che non ritornano, persone che non si rivedranno più. Ci sarebbe tanto da dirsi e le voci insistono e ti chiamano. Vorresti parlare ma non è più possibile. Il dialogo è lasciato al silenzio, una muta nostalgia ti accarezza e ti accompagna

  • Semence / Seme
    Il seme viaggia con l'aria e non conosce confini. L'uomo invece vive di mura e di finestre chiuse, l'uomo fatto di silenzio, che vive di confusione è come un fiume che passa ma che esiste da sempre. 

  • Anime femine / Anima donna
    Vorrei buffare quello che non è mio, quello che si aggiunge e non mi appartiene. La mia anima è un bambino e sa quanto ha pianto, la mìa anima è donna e sa cosa ha taciuto.

  • FUORI PROGRAMMA

  • FUORI PROGRAMMA


 Ivan, Daniele, Gigi, e Jonny

Luigi Maieron è nato a Cercivento (Udine) nel 1954.
Giovanissimo si avvicina alla musica di matrice popolare collaborando con la propria madre fisarmonicista folk. Vince le edizioni del Canto friulano 1993 e 1995; nel 1996 ottiene il secondo posto al "Premi Friûl" e l'anno successivo lo vince. Nel 1998 pubblica il CD "Anime Femine". In quello stesso anno gli viene assegnato il premio "Moret d'âur" per lo spettacolo in Friuli. Nel 2001 mette in scena lo spettacolo "Il Troi e la ruvîs" (Il sentiero e la frana) un diario di parole e canzoni che racconta il quotidiano, inarrestabile confabulare di ciascuno con se stesso. È stato pubblicato un suo racconto "il sentiero"; recentemente ha pubblicato la raccolta di poesie "Orepresint". Con il racconto "La vous" (La voce) ha ottenuto il secondo posto al premio letterario “San Simeone".

Si vîf 

Un uomo si racconta e lo fa con pudore; lo accompagna un'orchestrina di paese.
Violino, fisarmonica e chitarra, strumenti tradizionali nella musica carnica, qualche nota di flauto e alcune percussioni rigorosamente fatte in casa sostengono le sue profonde liriche con uno spirito semplice, popolare.
 
Questo disco ha una forte matrice popolare, non ha nulla dei tanti prodotti ibridi che troppe volte si ascoltano, in cui un mondo genuinamente popolare viene ammantato di arrangiamenti e suoni "colti", quasi che il popolare abbia bisogno di questi trattamenti  per essere nobilitato. 
Questo disco graffia il cuore: i suoni non sono stati lisciati e ripuliti, sono rimasti quelli dignitosissimi ma scabri e pungenti della tradizione; Maieron, inoltre, possiede una voce che ha la forza di descrivere la vita per quello che essa è, senza facili consolazioni.
Il messaggio finale, tuttavia, è di speranza: la parola di Maieron è une peraule buine, una parola buona, la sua poetica nasce da una guerra interiore, ma rifiuta di essere poesia sulla guerra, sulla lotta.
Maieron mette in pratica il consiglio del grande poeta romantico William Wordsworth, che invitava chi volesse scrivere poesia a rivivere l'emozione nella tranquillità: anche le emozioni più brucianti sono fermate sulla pagina da Maieron con un dettato poetico sorvegliatissimo, mai eccessivo o, peggio, sentimentalistico.
Questa è anche una caratteristica del popolo carnico, gente capace di emozionarsi nel profondo, ma che ha sempre un grande pudore verso le manifestazioni esteriori, troppo plateali, del sentimento.
Ma cos'è la musica di Maieron? Banalmente, si potrebbe dire "canzoni", ma in realtà è qualcosa di assai più particolare. Il suo cantato si potrebbe avvicinare al "recitar cantando" dei primissimi operisti italiani, il cui massimo esponente fu Monteverdi: questi musicisti, in stridente contrasto con il gusto dominante dell'epoca, che richiedeva soprattutto virtuosismi e gorgheggi da parte dei cantanti, esigevano dagli esecutori della propria musica una francescana semplicità e l'assenza di ostentazione della proprie abilità "atletiche" con la voce, al fine di valorizzare al massimo la comprensione e la dizione del testo.
La musica di Maieron rifiuta ogni tipo di enfasi o di artefazione e cerca solo di comunicare in modo cristallino e semplice,  mai semplicistico, il mondo interiore del suo autore.
I "recitar cantando" di Maieron sono ricchissimi di massime, di sentenze (ad esempio: 'cul timp il timp al divente di seconde man', col tempo il tempo diventa di seconda mano), che hanno la forza di proverbi: ci si potrebbe chiedere dove Maieron abbia trovato l'ispirazione, per usare un termine ormai abusato, per scrivere in maniera così solida. Maieron raggiunge questi risultati, perché queste parole sono nutrite del suo essere, della sua fibra vitale, delle sue vittorie, ma anche delle sue sconfitte, che egli è riuscito a trasformare in canto così da "far cantare la sua anima sempre più forte per ogni strappo del suo abito mortale", come scriveva il grande irlandese William Butler Yeats, o, per dirla con Maieron: "le lacrime ti raccontano, legano a doppio filo la vita al cuore".

Per altre informazioni, visitate il sito: www.maieron.it

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