appunti di viaggio

In Pellegrinaggio a Monte Santo

Quasi fosse un vanto, mi è capitato diverse volte di raccontare di aver vissuto per oltre 66 anni senza uscire dai confini del Friuli. In realtà, anche se per pochi chilometri, per lavoro o per diletto tre o quattro volte ho oltrepassato i confini verso ovest in territorio veneto, bellunese o trentino. Se poi consideriamo che il confine di Stato verso Est è a meno di dieci chilometri, posso tranquillamente affermare di essere stato tantissime volte all’estero.

In Slovenia (allora Yugoslavia), ho cominciato ad andarci intorno al 1950, ancor prima che sul confine si ascoltassero di nuovo rumori di sciabole per i fatti del 1956, quando per poco si è sfiorato un conflitto. Quando le acque si sono calmate, abbiamo di nuovo potuto giovarci dei vantaggi dell’accordo stipulato tra Italia e Yugoslavia, che agevolava le popolazioni entro la fascia di dieci chilometri a cavallo del confine. Ad esse veniva rilasciato un lasciapassare "propusnica", scritto italiano, sloveno e croato, che permetteva di spingersi fino a non oltre i dieci chilometri dal confine, e di rientrare entro tre giorni (se ricordo bene). Anche se nei primi anni il mio mezzo di locomozione era solo un ciclomotore Atala 50 cc, al posto di blocco le perquisizioni erano molto accurate. All’inizio le guardie Yugoslave erano così meticolose, che un paio di volte sono stato sottoposto all'umiliante perquisizione personale, per accertare se la mia gibbosità fosse vera o finta. Espatriando, i controlli erano doppi, sia da parte yugoslava che da parte italiana. La polizia controllava la regolarità dei documenti di transito, mentre la Guardia di Finanza controllava la merce trasportata. Per noi, fare il pieno di benzina e portare uno o due chili di carne, era già un bel risparmio. Dato che alla classica domanda "cosa dichiara?" non sempre seguiva un controllo accurato del bagagliaio, una volta ho voluto fare il furbo… ho dichiarato di trasportare un chilo di carne ed invece ne avevo tre. Il tono incerto della voce ed il rossore al viso mi sono stati fatali tanto che il finanziere ha capito subito che stavo mentendo… solo perché gli ho fatto pena ha chiuso un occhio e mi ha permesso di proseguire.

Ora le cose sono molto cambiate, e per attraversare il confine nei valichi di prima categoria basta la  carta di identità, ma nei valichi di seconda categoria che collegano le località minori a cavallo del confine, il "propusnica" è l'unico documento valido.

Ma ora ritorniamo al Pellegrinaggio a Monte Santo…
Erano diversi mesi che pensavo di "andare a messa" a Monte Santo, anche perchè nelle giornate limpide, dal "terrazzo" dell'Abbazia di Rosazzo, sembra di toccarlo con mano. Prima però pensavo di fare un viaggio esplorativo per conoscere gli orari e sapere se il mio intervento poteva creare disturbo. La decisione di andarci Domenica 4 maggio, è scaturita da un invito da parte della Corale Seghizzi di Gorizia, che aveva scelto quel giorno per recarsi in Pellegrinaggio a Sveta Gora ed accompagnare la Messa con dei canti particolari, ma non volevo lasciarmi perdere l’occasione di riprendere anche la Messa in sloveno.

Intorno alle 8, stavo attraversando il confine a Vencò (Dolegna del Collio), che ora è un valico confinario di Prima Categoria, ma che per i primi anni si poteva attraversare solo con il lasciapassare. Stavo percorrendo una strada che conoscevo molto bene, che avevo percorso tantissime volte in ciclomotore, poi con la “bianchina familiare” e la “Mini Morris”. Durante il lungo periodo, nel quale per motivi di salute non potevo muovermi da casa, la situazione si è modificata e fare il pieno di benzina oltre confine non era più conveniente. Con la “Fiat 850” e l’ultima “R5”, in territorio sloveno mi sono recato solo per motivi legati al sito, visto che il Natisone scorre per qualche chilometro aldilà del confine.

Foto scattata da ponte sull'Isonzo della foto sottostante...
 ... in direzione sud verso Nova Gorica...
...in direzione Nord verso il ponte della ferrovia.

Il panorama dei paesi disseminati lungo la strada tra le ridenti colline del Collio Sloveno, in questa stagione è unico. Superato Castel Dobra (Dobrovo) e più in là San Martino (Smartno), si arriva ad un bivio con una strada che qualche anno prima non avevo notato (o non esisteva), ma che ultimamente ho percorso un paio di volte. Si tratta di una strada panoramica che dopo qualche chilometro, per un centinaio di metri scorre in territorio italiano e, sfiorando il Monte Sabotino, piomba nella valle dell’Isonzo all’altezza di Salcano (Solkan), attraverso un ponte da capogiro.
Come al solito, sebbene abbia chiesto informazioni ad un signore che, come tutte le persone di una certa età  parlava perfettamente l’italiano, per ben due volte ho sbagliato strada. Ad un certo punto, mentre mi arrampicavo sui pendii di un collina, sconsolato e incavolato con me stesso, vedevo Sveta Gora sulla collina adiacente allontanarsi sempre di più, mentre cercavo disperatamente uno spiazzo per invertire la marcia.

Finalmente sono riuscito ad individuare il bivio nei pressi di Gostilna Skalnica e la strada che si arrampica sul colle, sopra il quale si erge il Santuario di Monte Santo o Sveta Gora. La strada è abbastanza stretta, tanto che mi auguravo di non dover incrociare una corriera, perché avrei avuto qualche difficoltà a manovrare in retromarcia con un’auto che non conosco ancora molto bene. Come a Castelmonte, anche sulla strada che porta Monte Santo ho incrociato pellegrini che salivano o scendevano a piedi, e sostavano nei pressi di cippi sormontati da una croce di legno nera, ai piedi della quale vengono sistemati vasi e mazzetti di fiori. Mi si è riempito il cuore nel vedere un giovane padre con il figlioletto sulle spalle, seguito dalla giovane consorte staccata di una decina di metri...

Parcheggiata l’automobile vicino all’entrata della “Bazilika Marije Vnebovzete” (Basilica della Madonna Assunta), con il registratore e la macchina fotografica mi sono allontanato per qualche decina di metri per scattare qualche foto, in attesa del suono delle campane. Prima delle ore 10, sono entrato in chiesa, senza fermarmi nell’ufficio informazioni, per cercare materiale per il sito. Purtroppo, più tardi avrei trovato l’ufficio chiuso.
Come prevedevo, la Santa Messa era accompagnata dall’organo e dal coro, che purtroppo erano sistemati sulla balaustra in fondo alla chiesa e quindi piuttosto lontano dal mio microfono. I risultati audio si sono rivelati comunque soddisfacenti, perché in diversi canti il coro era supportato dall’intera assemblea.

Ho scattato una serie di foto, ma mi premeva contattare direttamente uno dei religiosi che vedevo entrare ed uscire dai confessionali, ed è per questo che durante la Messa delle ore 11 (che era accompagnata dal Coro Seghizzi di Gorizia), ho pensato di entrare in un confessionale per poter parlare direttamente con un frate. Visto che la lucetta verde sulla porta centrale del confessionale segnalava “libero”, sono entrato in una cabina perfettamente insonorizzata avvicinandomi allo spioncino. Prima di esporre le mie richieste, ho chiesto alla persona che percepivo aldilà della grata, se potevo parlare in italiano. Al suo assenso, ho spiegato che non ero lì per confessarmi ma per chiedere dove potevo procurami il materiale che cercavo. Il religioso mi ha suggerito quello che già sapevo e di rivolgermi nell’ufficio di cui sopra… Ringraziando sono uscito dal confessionale e ritornato nel mio banco.

Dopo l'Eucaristia, durante la quale sono stati eseguiti dei canti adatti alla liturgia, il Coro Seghizzi ha proseguito con altri sette brani in onore di Maria, ma per esperienza sapevo che a causa della distanza del coro dalla mia postazione microfonica, la qualità audio non sarebbe stata buona… Non mi sbagliavo, tanto che dal DAT ho estrapolato solo i brani della Messa in sloveno.

Davanti alla chiesa, che guarda direttamente verso ovest e quindi in direzione di Udine, sebbene fosse una bella giornata di sole, la foschia mi ha impedito di distinguere chiaramente l’Abbazia di Rosazzo, e scattare una “foto inversa” a quella che ho potuto fare da Rosazzo. In una giornata limpida, da Monte Santo il panorama sicuramente sarebbe spettacolare e potrebbe spaziare fino all’Adriatico.
Essendo ormai le 13 passate avrei potuto fermarmi lì, perché bastava fare quattro scalini per arrivare al “Restavrancija Sveta Gora”, dove avrei potuto ordinare una vasta gamma di piatti tipici locali, ma ho voluto incamminarmi verso casa, contando di fermarmi in una delle tante Gostilne che avevo individuato all’andata. Non ho aspettato tanto come faccio di solito, che rimanda e rimanda la fermata, mi ritrovo a casa… affamato ed incavolato.

Giunto al termine della discesa, ho parcheggiato di fronte alla “Gostilna Skalnica” e mi sono seduto in un tavolo nel lato che guarda verso la strada, per tenere sott’occhio la vettura che avevo lasciata con il finestrino abbassato, insistendo per rimanere lì anche quando gentilmente i gestori mi hanno invitato ad accomodarmi all’interno, o nel giardino dove secondo loro si godeva di un bel panorama. Ho ordinato un piatto di affettato misto, che mi hanno garantito “roba fatta in casa”, e un quarto di “cerno” (vino nero). Il piatto era enorme ed il salame, l’ossocollo, il prosciutto ed il formaggio, erano veramente squisiti, tanto da dimenticare la promessa di osservare una scrupolosa dieta alimentare, fatta ad una cara amica. E poi ho il coraggio di dire che “nessuna” mi pensa e mi vuol bene…!

I gestori di Gostilna Skalnica (se non sbaglio anche proprietari), si sono dimostrati estremamente gentili e mi hanno fornito diverso materiale informativo per implementare la pagina di “biel lant a Messe”, tanto che mi sono ripromesso di ritornare molto presto, sperando di esserci in una giornata limpida e poter ammirare il panorama da Sveta Gora e dal giardino della Gostilna.
Anche se piuttosto stanco e appesantito dall’affettato misto, non ho resistito alla tentazione di fermarmi al centro del ponte sull’Isonzo e in una curva sovrastante la valle, per scattare qualche foto su un panorama straordinario che merita veramente essere ammirato.
Verso le 15, stanco ma soddisfatto del lavoro portato a termine, salendo le scala esterna che porta in camera mia, dal terrazzo ho buttato lo sguardo verso Monte Santo che in quel momento si distingueva molto bene e mentalmente gli ho gridato: Aspettami… ritornerò presto…!
Ricordando che Sveta Gora è lì da secoli, mi sono tranquillizzato ed entrato in camera mi sono disteso sul letto, abbandonandomi nelle braccia di Morfea…!

  Alduti - 4 Maggio 2003