appunti di viaggio

CORMÒNS - Il Castello del Monte Quarin
(di Devis Macor)

Cormòns, Giugno 2002


  Il Monte Quarin e Cormòns 

NOTIZIE STORICHE
          Il monte Quarin dall’alto dei suoi 274 metri sul livello del mare domina il territorio circostante e per questa sua felice posizione è stato interessato fin dalla pre-protostoria dalla presenza umana, testimoniata dal ritrovamento di selci e oggetti in bronzo; anche in età romana l’altura fu abitata, come confermato da abbondanti resti ceramici e da numerose monete, ma sia il castelliere pre-protostorico che il castrum romano non sono stati ancora localizzati.
          L’importanza strategica del monte accrebbe al profilarsi delle invasioni barbariche e, al momento della calata dei Longobardi in Itali nel 568 d.C, Paolo Diacono, lo storico delle gesta longobarde, annovera il castrum tra i sette capisaldi della zona. Questo, nel 610 d.C, riuscì a resistere all’assedio degli Avari, mentre Cividale, la capitale del ducato longobardo del Friuli, fu messa a ferro e fuoco.
          Alla fine dell’VIII secolo d.C, la fortezza passò sotto il controllo dei Franchi; nel X entrò a far parte del Patriarcato di Aquileia e da allora divenne il fulcro delle contese tra i vari feudatari della regione, finchè nel 1277 fu annessa ai domini dei Conti di Gorizia.
          Nel 1497 la fortezza passò agli Asburgo d’Austria, ma nel corso del conflitto che li vide in lotta con i Veneziani per tre volte, nel 1504, 1508 e 1514, dovettero rinunciare al suo controllo. Proprio ai Veneziani si deve l’inizio del suo smantellamento, completato dall’imperatore Massimiliano che preferì rafforzare le vicine roccaforti di Gradisca e di Gorizia, poste sull’Isonzo.
          L’ultimo intervento di cui si ha notizia risale al 1615-1616, allorché i Veneziani, allo scoppio della "Guerra di Gradisca", ripristinarono parte del castello, riarmandolo e aprendo un nuovo fossato.
Durante la Prima guerra mondiale, la torre è stata utilizzata come stalla per muli e asini e, nel corso della Seconda, come punto di difesa contro le incursioni dei gruppi partigiani delle Alpi Giulie verso la pianura friulana.

Lo scavo archeologico nell’area della torre
          Nell’area della torre, nell’aprile del 1992, è stato condotto uno scavo per verificare la presenza di resti archeologici e si è proceduto all’apertura di due trincee, una all’interno della torre (A), l’altra sul lato est (B), lungo l’asse determinato dall’attuale ingresso.
          Lo scavo, che non ha portato all’individuazione di strutture precedenti all’attuale costruzione e che impone di collocare altrove il castelliere pre-protostorico e il castrum romano e altomedievale , ha permesso di definire con maggior precisione le fasi costruttive delle mura e i momenti di vita finali della fortezza.
          Le mura della torre si collocano a diretto contatto con la pietra marnosa di base dell’altura e sono dotate sia internamente che esternamente di una risiega sporgente per circa 20 centimetri, composta da 1-2 filari di pietre squadrate legate con malta. Il taglio della roccia è stato effettuato con picconi e zappe, di cui si sono rilevate alcune impronte, ed è stato operato dall’esterno verso l’interno creando una specie di gradino nel quale sono poi stati inseriti i blocchi di fondazione.
          La mancanza di strutture all’interno della torre porta a ritenere che lo smantellamento della fortezza nel XVI secolo sia stato radicale ed abbia intaccato pure le parti lignee. E’ stato individuato un unico piano di calpestio sopra il quale vi era un piccolo focolare con resti di carbone e frammenti di una ciotola in ceramica invetriata, databile tra il XVI e il XVII secolo;tale presenza sembra potersi ricondurre ad una frequentazione sporadica dell’edificio di non molto posteriore all’abbandono.

 Il Castello visto dall'esterno e dall'interno 

La struttura muraria della torre:
          La torre è costituita da un corpo centrale di forma circolare difeso da mura spesse 5 metri; sul lato sud delle mura si conserva un "sifone" verticale, mentre su quello est vi è una stretta apertura "cieca" di funzione sconosciuta (1).           Esternamente, sul lato ovest, vi è un corpo annesso, pure di forma circolare, fornito di mura spesse 2.60 metri (2). Sulla base delle evidenze rimaste, non è possibile riconoscere l’originario accesso alla torre; quello attuale (3) risale, molto probabilmente alla Prima guerra mondiale e permetteva l’accesso ad asini e muli.
          Le mura della torre presentano notevoli differenze nella tessitura dei paramenti che permettono do riconoscere quattro diversi interventi edilizi.

  • fase di fondazione dell’edificio. Questa prima fase non è presente lungo tutto il perimetro della torre; nella parte inferiore, a contatto con la pietra marnosa di base (4), la risiega, costituita da 1-2 filari di pietre, sporge per circa 20 centimetri dal filo della muratura soprastante. I conci di pietra sono parzialmente lavorati e legati con malta.
  • primo restauro di epoca incerta. Realizzato con conci regolari legati accuratamente con malta.
  • Restauro realizzato dai veneziani nel 1615-1616. I l paramento esterno è costituito da grossi blocchi messi in opera in modo disordinato e incerto e uniti fra di loro da un legante di calce, che, in prossimità della superficie, risulta sgretolato dal dilavamento. Si può notare, a differenza dei due casi precedenti, uno stacco netto fra le tessiture, come se ad una certa quota, la cortina muraria fosse stata regolarizzata, per essere poi integrata con nuove opere di ricostruzione. Non è azzardato ipotizzare che la cortina muraria sia stata allora ricoperta da uno strato di intonaco, parzialmente conservato su entrambe le facce a vista per nascondere le incertezze dell’esecuzione.
  • Restauro effettuato da un appassionato locale in anni recenti.

          Le evidenze archeologiche riferibili al XVII-XIX secolo si riducono a pochissimi frammenti di oggetti raccolti nello spesso strato di riempimento, formato da terra e da pietre cadute dalle mura, che costituisce l’odierno piano di calpestio.
          Le evidenze più recenti sono costituite da due vasche in cemento, poste a ridosso delle mura, e da tre cabalette in mattoni, in parte ancora dotate della copertura ( vedi fotografia ), destinate a raccogliere e a far defluire l’acqua fuori dalla torre; queste strutture sono riferibili all’ultima fase di utilizzazione dell’edificio come stalla, durante la Prima guerra mondiale. Non è stato invece possibile stabilire se l’attuale ingresso, certamente un’aggiunta posteriore,sia stato scavato all’atto della costruzione della stalla o in un momento precedente.


 Cormòns vista dal Monte Quarin