Torreano (33040)
Sede municipale: Torreano
tel. 0432712028/712045  fax 0432712345
e-mail: torreano@comune.net
Superficie Kmq 34,88
Altitudine m 116 - 1.167

Informazioni tratte dal sito del Comune di Torreano.
Altre informazioni le potete trovare all'indirizzo:
www.torreano.net

CAP: 33040
regione: Friuli Venezia Giulia
provincia: Udine 
prefisso tel.: 0432
altitudine min.: 136 m. s.l.m.  (frazione di Togliano)
altitudine max.: 1167 m. s.l.m.(monte Johanaz)
superfice: 36 Kmq.
popolazione: 2336 abitanti al 31/12/98
frazioni: Prestento, Togliano, Masarolis, Ronchis, Tamoris, Costa, Canalutto, Reant, Taurini

IL TERRITORIO E LA POPOLAZIONE
Torreano è un comune caratteristico per la sua posizione, la sua gente, le sue poliedriche attività Il suo territorio per metà in pianura e per metà in montagna, passando dai 153 m. slm. di Togliano, ai 189 m. di Torreano e fino ai 660m. di Masarolis e 806 m. di Tamoris, di per se presuppone diversi sistemi di vita e di attività, legati alla differente natura del suolo. La popolazione, di etnia friulana quella di pianure e di etnia slovena quella di montagna, caratterizza un antichissima convivenza, sempre pacifica, di genti dalle origini e dai costumi diversi. Le attività locali sono fra le più svariate; fra esse, principali quelle agricole, boschive, industriali, artigianali, commerciali, con specializzazioni nella cultura della vite e nella lavorazione della pietra piasentina. Questo un piccolo quadro del luogo che, partendo dalla pianura a Nord-Ovest di Cividale, si incunea nelle due vallate di Prestento e di Torreano, percorse rispettivamente dai torrenti Sclesò e Chiarò, fino a giungere alle falde dei monti S.Lorenzo, Johanaz e Mladesena verso settentrione.
Il comune di Torreano si estende su una superficie di 36 Kmq. Attualmente il Comune conta una popolazione di 2.334 abitanti.

Oggi possiamo ammirare la bellezza delle chiesette di:
S.Ermacora e Fortunato, dei primi del 1400, situata sopra la frazione di Costa; di San Rocco, del 1482, nella frazione di Montina; di Sant’Urbano, del XVI sec., nella frazione di Ronchis; di Santo Stefano situata nelle campagne della frazione di Togliano; a Torreano si può ammirare la suggestiva Grotta della Madonna di Lourdes; A Prestento si possono visitare le grotte, origini della nostra storia: "Foran di Landri" e "Foran des Aganis". A Masarolis, in piazza, vi è una fontana in pietra piasentina con sopra raffigurato un leone in gabbia simbolo di una leggenda popolare del luogo.

I  TOPONIMI
Attraverso lo studio dei significati e dell'origine dei nomi dei luoghi è possibile ricostruire alcune fasi ed avvenimenti della storia di un territorio.
Qui di seguito riportiamo la spiegazione di alcuni toponimi (nomi di luoghi) del comune di Torreano risalenti all'epoca romana e che stanno a testimoniare la profonda colonizzazione operata in Friuli. 1 più caratteristici sono quelli prediali, legati al sistema romano della centuriazione, che ci permettono di individuare il nome del colono, proprietario di un fondo e la sua origine. Infatti tutti i nomi che finiscono in -acco e in -icco indicano l'origine celtica dell'insediamento, mentre quelli che finiscono in -ana e in -ano l'origine latina. Per il significato dei nomi ci siamo rifatti alle opere di G. Frau, Dizionario toponomastico del Friuli Venezia Giulia e di C. C. Desinan, L'agricoltura e vita rurale nella toponomastica del Friuli Venezia Giulia.

TORREANO (Toreàn): toponimo prediale in -anu da Taurius.

PRESTENTO (Prestint): dal latino pratum stentatum: prato povero.

TOGLIANO (Toàn): toponimo prediale in -anu da Tullius.
MONTINA (Montina): diminutivo in -ina dal latino mons: monte. In friulano è femminile con spostamento dell'accento dovuto a influsso slavo.

CANALUTTO (Cianalùt): diminutivo in -ut dal latino canalis: fosso, scarico d'acqua, ma anche vallata alpina; confronta il friulano cjanál.

RONCHIS (Roncis): dal latino runcare: disboscare; terreno messo a coltura in seguito a disboscamento. Confronta il friulano rone.

MASAROLIS (Masaruelis): diminutivo in -eolu dal latino maceries: macerie, mucchi di massi o simile.

FORAN DI LANDRI (Foran di Landri): dal latino foramen: buco, foro, apertura naturale; e dal latino antrum: grotta.

NOAS (Noás): forse dal latino nux: noce; o da nucarius: albero delle noci.

FORCIS (Forcis): forse dal latino furca: nel senso di passo, forcella, valico.

IOF (Jòf): dal latino iugum; cima di monte.

 

LA STORIA DI TORREANO 

LA PREISTORIA: nel periodo che va dal 5000 al 2000 a.C. si hanno le prime testimonianze di vita nella zona di Torreano. Probabilmente il primo uomo viveva in una grotta che si trova nelle vicinanze di Prestento, chiamata "Foran di Landri".

 EPOCA ROMANA ( 186 Ac.-305 d.C.): Furono le invasioni dei Galli a portare i Romani in Friuli. Infatti per fronteggiarli il console romano Claudio Marcello nel 186 a.C. giunse fin qui a capo di una spedizione militare. Sconfitti i Galli, Giulio Cesare fece costruire delle basi militari e commerciali a nord del Friuli fra cui Forum lulii (l'odiena Cividale). Dal centro di Cividale, diventato municipium, cominciò la centuriazione del suo territorio ed è in questo momento che fece la sua comparsa TORREANO , fondata dal centurione Taurius il quale aveva il compito di difendere e fornire gli alimenti a Forum lulii. La presenza romana mise profonde radici sul territorio di Torreano.

 EPOCA ROMANA ( 306-568): Col 168 d.C. finì l'epoca della pace ed iniziò un periodo che vide sempre più spesso giungere in Friuli e nell'agro di Forum Iulii, popolazioni barbariche che misero più volte a ferro e fuoco gli abitati e le campagne. 1 primi furono i Quadi ed i Marcomanni, che cinsero d'assedio Aquileia. Tutto questo costrinse Roma ad organizzare la difesa del confine orientale fortificando le città. Anche a Torreano, si sono trovati resti di un castellum che doveva costituire un'opera di vedetta e di difesa, era collocato su uno sperone roccioso, sopra il borgo Cragnolino. Con l'editto di Costantino del 313, il Cristianesimo potè diffondersi liberamente ed in Friuli trovò il suo centro propulsore in Aquileia. Per la sua posizione geografica la Venetia si trovò a subire le invasioni e gli assalti delle popolazioni barbariche all'impero di Roma. Anche il territorio di Cividale e Torreano conobbe le invasioni dei Visigoti, degli Unni , degli Ostrogoti e Bizantini, in questo periodo ci furono poche cambiamenti ma le grandi trasformazioni sarebbero arrivate con i nuovi invasori, i Longobardi .

 EPOCA LONGOBARDA (568-1019): i Longobardi guidati dal re Alboino si stanziarono a partire dal 568 nella pianura friulana. Cividale divenne la città longobarda più importante del Friuli. Quindi ci fu l'invasione degli Avari e negli ultimi anni del secolo ci furono alcune infiltrazioni slave nell'area da Tarcento a Cividale. Gli Slavi furono, dopo varie battaglie, sbaragliati nel 739 a Laurins, borgata di Torreano dal duca Pennone che era a capo dei Ducato.

EPOCA PATRIARCALE (1019-1420): Lo Stato Patriarcale nasce a Pavia il 03.04.1077, in questo periodo il territorio di Torreano inglobato nello Stato Patriarcale, era soggetto alla influenza dei Signori di Soffumbergo e dei Comune di Cividale. 1 primi possedevano la Corte di Prestento, il feudo di Campeglio, la villa di Costa sopra Torreano ed estendevano il loro dominio su tutto il territorio. Al Comune di Cividale era dovuta la sorveglianza lungo le mura cittadine: Prestento a Porta S.Silvestro e Torreano a Porta Brossana.

ETA' PATRIARCALE: Con il crollo del dominio longobardo anche la curtis entrò in crisi spezzettandosi in tante piccole unità rurali dette mansi. In questo periodo si sono verificati dei fenomeni molto importanti come il frazionamento agrario e l'organizzazione della popolazione agricola in villaggi.

ETA' VENETA (1420-1797): Con l'occupazione veneziana si inizia la produzione di disegni, carte geografiche e descrizione del territorio e raramente si trovavano indicati gli insediamenti del territorio di Torreano che veniva indicato o come zona di montagne asprissime o soggetto al castello di Soffumbergo. Nel 1572 si trovano indicate le località di Torreano, Togliano, Montina, Ronchis e Pre stento e nella seconda carta del 1753 le località di Prestint e Canalut.

 ETA' NAPOLEONICA (1797-1814): Sotto il napoleonico Regno Italico si diede avvio nel 1807 alla formazione del catasto particellare sul modello di quello lombardo fatto dall'Austria. Si divise il territorio in Comuni censuari ed il sommarione del comune censuario di Torreano e Ronchis fu redatto il 13 e 14 marzo 1810.

ETA' AUSTRIACA (1815-1866): li governo austriaco compì un buon lavoro stradale infatti dal libro storico della Parrocchia si legge: " Anno 1836 fu fatta la strada nuova detta dal popolo 9<reale" (centro del paese) dal Comune ma imposta dal governo austriaco: Prima di allora si adoperava la strada vecchia che passa davanti alla chiesa. Nel borgo del Crain e di Flebus la strada è ancora di "pedrat" ( concolato) perché un rigagnolo d'acqua vi scorre ad pioggia". Anche via dei Luchs, che certamente è la zona più vecchia e caratteristica di Torreano, in epoca napoleonicaaustriaca era detta semplicemente "strada comunale intema di Torreano" ma il nome popolare fu sempre "Luchs" perché in friulano tale parola sta ad indicare non solo il luogo ma anche la casa ed i fabbricati in genere.

IL NOSTRO SECOLO: Torreano è una grossa borgata la quale nel 1901 contava 988 abitanti, mentre il Comune di cui è capoluogo comprende oltre a Togliano ( Toàn, ab.399), Montina (Montine ab. 147), Prestento (Prestint ab.405), Costa (Cueste ab.183), Canalutto (Canalùt ab. 175), Reant (ab.11) Masarolis (friul. Masaruelis, sl. Mazarola, ab.588), Tamoris, questi ultimi posti nella parte superiore della Valle Chiarò.Una forte emigrazione si è avuta dopo la seconda guerra mondiale in particolare di scalpellini esperti nella lavorazione della pietra piasentina. Attualmente il Comune conta una popolazione di 2.334 abitanti. Oggi possiamo ammirare la bellezza delle chiesette di: S.Ermacora e Fortunato, dei primi del 1400, situata sopra la fraz. di Costa; di S: Rocco, del 1482, nella frazione di Montina; di S:Urbano, del XVI sec., nella frazione di Ronchis; di Santo Stefano situata nelle campagne della frazione di Togliano; a Torreano si può ammirare la suggestiva Grotta della Madonna di Lourdes; Prestento si possono visitare le grotte, origini della nostra storia, : Foran di Landri e Foran des Aganis. A Masarolis, in piazza, vi è una fontana in pietra piasentina con sopra raffigurato un leone in gabbia simbolo di una leggenda popolare del luogo.

CENNI STORICI 
di Giuseppe Garzoni di Adorgnano.

Torreano è un comune caratteristico per la sua posizione, la sua gente, le sue poliedriche attività Il suo territorio per metà in pianura e per metà in montagna, passando dai 136 m. slm. di Togliano, ai 189 m. di Torreano e fino ai 660m. di Masarolis e 806 m. di Tamoris, di per se presuppone diversi sistemi di vita e di attività, legati alla differente natura del suolo. La popolazione, di etnia friulana quella di pianure e di etnia slovena quella di montagna, caratterizza un antichissima convivenza, sempre pacifica, di genti dalle origini e dai costumi diversi. Le attività locali sono fra le più svariate; fra esse, principali quelle agricole, boschive, industriali, artigianali, commerciali, con specializzazioni nella cultura della vite e nella lavorazione della pietra piasentina. Questo un piccolo quadro del luogo che, partendo dalla pianura a Nord-Ovest di Cividale, si incunea nelle due vallate di Prestento e di Torreano, percorse rispettivamente dai torrenti Sclesò e Chiarò, fino a giungere alle falde dei monti S.Lorenzo, Johanaz e Mladesena verso settentrione.

Questo territorio quasi certamente fu toccato dalle primitive popolazioni degli Euganei, dei Liguri, dei Veneti e dei Celti, anche se non sono rimasti segni evidenti del loro passaggio; è invece indubbio che qui stanziarono abitatori dell'età neolitica, e di quelle del bronzo e del ferro. La grotta di "Foràn di Landri", sopra Prestento, con i suoi reperti testimonia infatti della comparsa dell'uomo in questo territorio in età preistorica. Ma sarà la romanizzazione del Friuli, a partire dal 186 avanti Cristo, con la fondazione prima di Aquileia nel 181 e di Cividale poi nel 56 da parte di Giulio Cesare, a determinare la nascita di Torreano. Nel 30-16 avanti Cristo Forum Julii diventerà Municipium ed il territorio circostante sara ceunturiato. Il soldato romano, forse un centuriato, Turius pare essere stato il primo concessionario di questo "praedium", e quindi colui che avrebbe dato il nome al luogo. Dell'epoca romana sono qui rimaste concretamente le vestigia di un "castellum", posto a quota 278 m. su uno sperone di roccia a nord del borgo "Cragnolino", che certamente aveva funzione di vedetta e di prima difesa. Il fortilizio era ovale con due diametri di 30 e 20 metri, e gli avanzi del suo muro danno a queste uno spessore di m.1,20. Quest'opera faceva parte del "Vallum Alpium Juliarum", cioè di quel sistema fortificato, che i Romani estesero da Gemona fino a Fiume (Tarsatica) a difesa dei confini dell'Impero (sistema ancora visibile nella lunga serie di castelli), onde contenere la pressione delle popolazioni barbariche, che fin dal 168 dopo Cristo coi Quadi ed i Marcomanni diedero inizio a quei tentativi di sfondamento, che poi sfociarono nelle vere e proprie invasioni, che si conclusero con la conquista del territorio ed il crollo dell'Impero romano di occidente (476-553). Qui corsero: Visigoti, Unni, Geti, Bizantini, Longobardi, Avari. Con riferimento il "Castellum romano lo stato italiano riconobbe e concesse al Comune di Torreano il suo stemma, che riporta nel suo scudo proprio una torre. Notizia di rilievo: secondo valenti storici, fra cui Sidonio Apollinare, che visse nel quarto secolo, Rufinio Taranio, scrittore che proseguì la Storia Ecclesiastica di Eusebio da Cesarea, amico si S.Girolamo, e poi origenista, sarebbe nato proprio a Torreano nel 370. Il duca longobardo Pemmone nel 739 fermava e sbaragliava in battaglia proprio a "Lauris" (località a nord di Torreano, oggi chiamata Laurins) tribù slave, che avevano tentato di penetrare nel territorio. Nell'alta valle di Prestento esistono due grotte: "Foràn di Landri" e "Foràn des Aganis". La prima, posta ad occidente dello Sclesò, si trova ad un' altezza di 425 metri, ed è costituita da vestibolo, sala, corridoi, canali; da essa esce un ruscello perenne; nell'altipiano sopra questa grotta c'è una voragine, il "Ciòndar di Landri". La seconda, lungo il rio Ravedosa, trovasi a m.295 ed ha una lunghezza di 160 metri. Di interessante, singolare e, diciamo pure, misterioso sono tre grossi anelli in ferro infissi sulla parete sopra la prima grotta (Foràn di Landri)" dei quali non si sa la ragione di essere" <1>. Ma nell'articolo a proposito degli anelli di Prestento articolo sul "Giornale del Friuli" del 6 novembre 1931 Alfredo Lazzarini diceva che essi sono analoghi a quelli esistenti (O già esistenti) in altri luoghi: a Lueg, a Castelmonte e a Sutrio. Le più strampalate ipotesi sono state avanzate intorno alla ragione di tali anelli: l'ormeggio di navi al tempo di un mare scomparso (Si risale perfino a Noè ed alla sua arca!), attacco di alveari o di funi per lo scorrimento di teleferiche, antichi strumenti di supplizio usati per "atti di giustizia" esercitati dai signori della rocca di Soffumbergo, giurisdicenti in Corte di Prestento.Vediamo ora qualche testimonianza dal Medioevo in poi: a destra del torrente Sclesò, subito sotto l'abitato di Prestento si erge, anzi devo dire ormai si ergeva, la "Cort", un complesso residenziale a quadrilatero, murato verso sud-est, noto come "Corte vecchia". Castrum romano (notevoli i reperti dell'epoca), villa rustica, "curtis" longobarda, passata ad un ramo dei signori di Soffumbergo, giurisdicenti del Castello sopra Campeglio, al tempo del Patriarca Gregorio di Montelongo (1251-1569) essa fu notevolmente migliorata. Un ramo dei Soffumbergo prese stabile dimora a Prestento e ne assunse il nome; in una successiva suddivisione del casato si formarono i "Soffumbergo di Sclesò". Marcantonio Nicoletti scrive che la famiglia Soffumbergo "possedeva . . nella villa di Prestento l'amenissimo luogo detto di Corte" essa fu corte di franchigia, quindi i Soffumbergo per questo possedimento non pagavano quartese. Corte vecchia era unita al castello di Soffumbergo per mezzo di una strada detta "dei meriis", ora quasi del tutto scomparsa. A proposito di Sclesò, (nome rimasto al torrente della valle di Prestento), questo corso d'acqua è per la prima volta nominato in un documento del monastero di S.Maria in Valle ove è scritto: "... ubi fluit quedam aqua, que Sclesa vocatur". Un professore tedesco nel 1890 venne a Corte per rintracciare avanzi di affreschi, che dovevano trovarsi in una cantina, come in effetti si trovavano; poi andarono dispersi. Un certo Tomat (vecchio bottaio di Prestento), nato ai primi del secolo XIX racconta di aver aiutato il padre a togliere le pietre della torre esistente nell'area fra i due cortili di Corte vecchia. Nei terreni circostanti alla corte furono trovati pezzi di arco e di frecce, monete romane e metà di un Giano bifronte In Corte vecchia si amministrava in periodo medioevale la giustizia; ciò si faceva ancora durante la dominazione della repubblica di Venezia, ai tempi di Napoleone e dell'Austria, ed infine dopo l'ingresso del regno d'Italia. Pietro del Torre, Procuratore del consiglio nobile di Cividale, <sec.XVI), eresse sopra un colle a sud di Corte vecchia presso Togliano la "Corte Nuova" collegata alla Corte Vecchia da due stradine parallele che tuttora esistono. Il mio discorso si ferma all'epoca antica; ho voluto fare soltanto una sommaria esposizione che descrivesse le radici di questa gente forte e laboriosa che si è sempre fatta onore in patria e all'estero, e che io ho avuto il piacere ed il privilegio di conoscere nell'immediato dopoguerra, quando fui nominato dal prefetto di Udine segretario del Comune di Torreano.

 LA ROGGIA DI TORREANO

Giovanni Boccaccio, nella novella V della X giornata del Decameron, descrive il Friuli come una "terra quantunque fredda, ricca di belle montagne, e più fiumi, e chiare fontane", e noi crediamo che l'immagine sia applicabile a Torreano e alla sua vallata, anche se, in questo caso il fiume, o meglio il torrente, è uno soltanto: il Chiarò. In verità i fiumi del Friuli hanno uno spiccato carattere torrentizio e scorrono in alvei accidentati: non sono, quindi, corsi d'acqua agevolmente utilizzabili come fonti di energia idraulica per far girare le ruote dei mulini e dei battiferro, due 'fabbriche" indispensabili per l'economia agricola. Date le condizioni ambientali, i friulani hanno dovuto scavare numerosi canali o rogge, derivando le acque dai fiumi e dai torrenti prima che scompaiono sotto le ghiaie dell'alta pianura: soltanto a questo prezzo poterono ottenere corsi d'acqua di portata costante, utilizzabili come fonti di energia motrice e anche per soddisfare il bisogno d'acqua degli uomini e degli animali. Si tratta, generalmente, di opere pubbliche molto antiche, come le due che prelevano l'acqua dal Torre a Zompitta, passano per Udine, e la scaricano rispettivamente nel Cormór a Mortegliano e nella fossa di Palmanova, ricordate per la prima volta in un documento del 1171; e numerose altre che scorrono silenziose per il Friuli, fra la pedemontana e la linea delle risorgive. In questo quadro si inserisce a pieno titolo la roggia di Torreano, che fu scavata, stando al verbale della Vicinìa del 9 gennaio 1795, "quasi tre secoli" prima, e dunque fra la fine del Quattrocento e il principio del Cinquecento: sono gli anni in cui i Veneziani progettano un canale - il futuro Ledra-Tagliamento, inaugurato il 5 giugno 1881 - capace di portare nuova acqua da Osoppo a Udine, per proseguire in alveo navigabile fino al mare. E quelli sono ancora gli anni in cui si scava il canale, detto la Brentella, che affianca il Cellina. La roggia di Torreano rientra dunque in un piano di interventi decisi dalla Repubblica Veneta, e ciò spiega anche "l'esenzione di varie Fazioni, e Gravezze pratiche" concesse dal Serenissimo Dominio ai Comuni che dovevano provvedere alla manutenzione dell'opera. Forse la roggia non fu realizzata tutta in quegli anni. Può darsi che già prima esistesse un canale che prelevava l'acqua dal Chiarò verso monte e la restituiva allo stesso torrente a valle di Torreano, dopo qualche chilometro per garantire un regolare flusso di acque a uno o due molini, ma sembra certo che in epoca veneta il canale fu allungato fino a Cividale, o meglio fino alla scarico nel Natisone. Come dire che la roggia serviva soprattutto alla vicina Città ducale, che aveva allora la forza politica necessaria per ottenere determinati stanziamenti per opere pubbliche. Giova ancora ricordare che in quel tempo il tracciato di una roggia si trasformava in una "direttrice di sviluppo ", perché l'energia che si poteva ottenere dall'acqua corrente non era utilizzabile lontano dal canale. I mulini e i battiferro dovevano essere dunque costruiti, come le filande dell'Ottocento, lungo le sponde della roggia, che faceva girare le ruote motrici degli ingranaggi interni. "Quindi sarà d'uopo di mantenere, recita l'articolo 2 del regolamento disciplinare del 1836, ed aumentare possibilmente la Sorgente d'acqua da cui derivasi il Rojale, e questa nella quantità e velocità necessarie al moto potendo di due ruote di Molino senza arbitrarie dispersioni, impedimenti od altro. E costantemente procurarvi puranco ogni miglioramento possibile per la più facile, perenne, e regolatamente copiosa fluenza dell'acqua, provvedendo in ogni modo che niuno degli usi degeneri in abuso, che non introducansi arbitrj, usurpi ec. " (8).

 I MULINI

L'elemento comune che unisce i mulini di Torreano è sicuramente, oltre alla comune proprietà, il corso d'acqua lungo il quale sono collocati: la Roggia di Torreano.E' questo un canale artificiale lungo circa 6 km. che porta le acque del Chiarò al Natisone, passando per Cividale. La sua costruzione iniziò durante la dominazione veneziana fra la fine del 1400 e gli inizi del 1500, non solo per regolamentare il corso turbolento del Chiarò, ma soprattutto per garantire l'attività di macinazione alla vicina Cividale. La Vicinìa dedicò sempre molta cura per mantenere in efficienza le rogge e per evitare dispersioni d'acqua. Il catasto napoleonico censì tre mulini con una ruota ciascuno i cui proprietari erano: Giovanni Antonio Cudicio, Michele Prete Sechiuto e cugini Antonio, Giovanni, Giuseppe e Domenico Simaz.

I MALIGNANI E LA SOCIETA' CEMENTI DEL FRIULI

Malignani è uno dei cognomi che frequentemente si incontrano nei verbali delle vicinie. Domenico Malignano qm. Girolamo era decano nel 1766, e Gio. Domenico Malignano ricopriva la stessa carica, di capo del Comune, nel 1795, quando il verbale della seduta fu rogato da Valentino Malignano notaio in Torreano. E' probabile, per non dir certo, che i Malignani fossero vicini di Torreano da molto tempo. Se il loro cognome figura anche nel toponimo Prà Malignano, dovettero essere proprietari di quel terreno per qualche secolo. Se uno di loro era divenuto notaio, dovevano essere piuttosto abbienti e versati per lo studio. E' certo, in ogni caso, che da Torreano proveniva Giuseppe Malignani, l'un modesto pittore di ritratti - scrive Giuseppe Marchetti - e di soggetti religiosi per chiese" che, "non riuscendo a campare con quell'arte, aveva aperto a Udine un laboratorio fotografico, quando ancora quella tecnica era ai primi passi" (9). Giuseppe Malignani - scrive Italo Zannier - "era nato a Torreano nel 1812 da una modesta famiglia, ma il solito zio prete lo fa studiare, prima a Udine e quindi all'Accademia di Belle Arti a Venezia, dove si diploma in pittura nel 1834. Il Malignani, sino al 1866, si dedica particolarmente alla pittura e alla miniatura, anche in Carinzia e a Vienna, dove risiede per un certo periodo; a Cervignano pare che in quel periodo conosca il chimico Blasoni, dal quale potrebbe aver appreso o perfezionato la tecnica fotografica, che inizia a usare pubblicamente nel 1866, quando apre uno studio a Udine " (10). Giuseppe Malignani morto nel 1876 trasmise la passione per la fotografia al figlio, il futuro scienziato e imprenditore, che 'fissò in immagini assai vivaci e spontanee, specialmente tramite un apparecchio stereografico, osserva Italo Zannier, varie vedute di Udine, illustrata con una disinvoltura che non si riscontra nei fotografi professionisti udinesi, influenzati piuttosto dagli sclerotizzati schemi diffusi dall'opera degli Alinari o della Anderson, che paiono il parametro più prestigioso ". Anche Arturo aveva uno spiccato senso della fotografia e avrebbe potuto occupare un posto di rilievo nella storia della nuova arte figurativa. Ma, come è noto, il suo ingegno e la sua intraprendenza lo fecero grande negli studi scientifici nei campi dell'elettricità, dei leganti idraulici, dell'astronomia e della metereologia. Non sappiamo se, nel 1907, quando fondò la Società Cementi del Friuli, egli abbia scelto di sfruttare la marna di Canalutto per un ritorno alla terra degli avi o perché quello si presentava come il giacimento più ricco e conveniente della regione. Certo è che grazie al genio e alla creatività, unita all'intraprendenza, di Arturo Malignani, la valle di Torreano si legò alla storia dell'industria in Friuli. L'interesse del Malignani per i leganti idraulici, scrive Nico Parmeggiani, "datava dalle esperienze fattene per la realizzazione della diga di Crosis,- convintosi delle grandi prospettive del cemento, promosse e partecipò alle ricerche delle marne nella provincia sino a quando, nel 1906, queste furono localizzate nella vasta zona eocenica collinare compresa fra l'alto corso del Torre e il medio corso dell'Isonzo " (1 1). Allo sfruttamento delle marne si dedicarono, quasi contemporaneamente, la Società "Cementi del Friuli" e le "Fabbriche Riunite di Bergamo " (la futura "Italcementi'). La prima si attestò nella valle del Chiarò, la seconda nella valle del Natisone. La "Cementi del Friuli" realizzò un' arditissima teleferica, lunga nove chilometri per trasportare la marna da Canalutto alla stazione di Cividale, da dove veniva convogliata per la lavorazione fino allo stabilimento situato alle porte di Udine. Le "Fabbriche Riunite" preferirono ubicare il loro stabilimento nei pressi della stazione di Cividale, per ottenere in loco il prodotto finito. La prima guerra mondiale danneggiò gli impianti di entrambe le aziende, ma lo stabilimento delle "Fabbriche Riunite" a Cividale fu letteralmente distrutto. A guerra finita ripresero entrambe la produzione, si aggiornarono tecnologicamente, attuarono nuove formule societarie finché, nel 1950, la "Cementi del Friuli" fu assorbita dall'Italcementi.

  

TORNERA’ L’ANTICO REFOSCONE

 Ritornerà sulle tavole e nei bar, con aroma e gusto tutti particolari, un antico vino della campagna della val Chiarò, il "refoscone di Torreano". Gli anziani ricordano ancora quell’uva dai chicchi grossi e saporiti che gustavano da bambini, quelle viti "d’antan" che poi anno ceduto il posto a più remunerative coltivazioni. Col supporto tecnico dell’Ersa, la collaborazione dell’ azienda Volpe Pasini che ha messo a disposizione un’ettaro dei suoi terreni, l’assunzione di un’ esperto agronomo tramite una borsa di studio del Comune, questo antico vitigno sarà riportato alla luce e di nuovo frutterà la corposa bevanda ad accompagnare con qualità nuova "made in Torreano" i pasti degli intenditori.

 IL REFOSCONE
Vecchio vitigno friulano chiamato anche Refosco grosso, Refosco di Faedis, Refosco nostrano. Di tutti i Refoschi era il maggiormente coltivato perché forniva abbondante prodotto dato l’elevata resa dell’uva in mosto. La viticultura friulana oggi, sulla via di un deciso miglioramento, stà eliminando il Refosco di Faedis nei nuovi impianti e nelle ricostruzioni. Culla di origine si ritiene il territorio del Comune di Torreano (pedemontano) ed il vitigno è ancora coltivato intensamente nel comune di Faedis, da cui il nome. Sensibile alla peronospora delle foglie, resiste alle malattie del grappolo, ha ottimo vigore e costante produttività. In pianura, in talune annate l’uva non arriva a maturazione perfetta. E’ vitigno decisamente di terzo merito e da abbandonare. In collina bene esposta, produce talvolta vino alcolico e sufficientemente resistente all’invecchiamento, ma ciò costituisce un’eccezione. Il vino entra nella confezione di tipi da pasto in unione con il Verduzzo ed anche con il Merlot.