Savogna (33040)
Sede municipale: Savogna, v. Kennedy, 43/A
tel. 0432714007/60
Superficie Kmq 22,11
Altitudine m 196 - 1.641

IL COMUNE DI SAVOGNA E LA SUA STORIA

     Il Comune di Savogna si estende su una superficie di 22,11 Kmq. fra le valli dell’Alberone e del suo affluente Rieca, con un territorio prevalentemente montano, compreso fra i 1641 e i 196 metri sul livello del mare.  
     La maggior parte del territorio comunale è costituito dalle pendici meridionali del M. Matajur, il cui massiccio emerge dalla base triangolare delimitata dalle vallate dell’Isonzo, del Natisone e dell’Alberone.  
     La sua sommità (in corrispondenza della quale i limiti del territorio comunale fanno da confine di Stato con la Slovenia) è la cima più alta delle Prealpi Giulie Orientali (chiamata perciò Mont-Major) da cui si domina uno splendido scenario che va dalle Alpi Giulie, alle Dolomiti, al Carso fino alla laguna ed al mare.  


Il Monumento ai Caduti sullo sfondo del Matajur. A poche decine di metri inizia la salita che porta al rifugio Pelizzo e quindi alla vetta del Monte Matajur.

 

SAVOGNA: Il nome compare per la prima volta in documenti risalenti all’anno 1265 in cui viene nominata come SAVOXA (?) (B. Guion); poi nell’anno 1305: “5 Aprile in villa de SOVENGA”  (dal Corgnali); di seguito, nel 1624 SAUOGA; e nel 1626 “in villa de SAUODGIA” (Liber batpiratorum - S. Pietro).

Il paese è situato nei pressi della confluenza di due corsi di acqua: l’Alberone e il Rieca. (Il toponimo deriva dalla preposizione “SO (in italiano “con”) abbinata a “VODENJ” (italiano: fluenza d’acqua ) e significa, appunto, confluenza di due corsi d’acqua.

Il territorio del Comune era abitato già nella preistoria: ricerche archeologiche eseguite a più riprese ce lo dimostrano.

Sono stati individuati depositi d’industria paleolitica, inoltre selci e ceramiche, assieme a resti fossili di animali risalenti al Neolitico.

Nella “Velika Jama” (=”Grotta Grande”) presso Savogna sono stati trovati frammenti di vasi, un frammento di macinello elettico di pietra, pezzi di corno lavorati e punteruoli.

Parecchi anche i ritrovamenti dell’età del bronzo: ad esempio a Gabrovizza (frazione del Comune), è stata rinvenuta un’ascia di tipo arcaico della prima età del bronzo.

La nostra valle prima della colonizzazione slava iniziata verso il 750 era stata percorsa da popolazioni di diversa provenienza (Celti, Romani, Unni, Longobardi....) ma fu poco interessata da insediamenti umani. Il territorio montuoso e poco ospitale fu soprattutto zona di passaggio per i Romani: il valico di Luico era infatti uno dei passi usati per raggiungere il Norico e la Pameonia.

Il territorio del Comune è occupato quasi esclusivamente dalle pendici del Monte Matajur: contro questo monte, situato sul limite di due diverse regioni storico-geografiche, si infransero i flutti della storia a partire dall’anno 568 d.c. quando, come narra Paolo Diacono nella sua Historia Longobardorum,: “Alboino, con tutto il suo esercito e con una moltitudine di popolo, uomini e donne, giunse ai confini d’Italia e scalò un monte che si innalza in quei luoghi. Da qui contemplò la regione intorno fin dove si poteva spingere l’occhio”. Secondo alcuni storici (v. G.U. Umberti “Historia Longobardorum” ed Enc. F.V.G. vol. 2°) il monte dal quale Alboino ammirò la terra che avrebbe poi conquistato era proprio il Monte Matajur.  

Non abbiamo prove che dai Longobardi il nostro Comune fosse occupato, forse perché il territorio appariva poco interessante per essi che cercavano fertili campi da coltivare.

A Savogna è stata rivenuta però una “spatha” longobarda, che è il ritrovamento longobardo avvenuto più a nord.

Le caratteristiche climatiche e geografiche, la scarsa ampiezza della valle non hanno favorito l’insediamento di gruppi umani prima dell’arrivo degli Slavi. La toponomastica infatti ci offre una maggioranza di toponimi sloveni.

Gli slavi, nei territori del nostro Comune, come in tutte le Valli del Natisone, sono arrivati pacificamente in epoche differenti dopo la caduta del regno Longobardo.

Sotto i nuovi padroni, i Franchi, la catena del Matajur fu confine nei primi 12 anni del loro regno, dal 776 al 788. In questi anni il margravio non potendosi fidare dei Longobardi vinti ma non domati, chiamò 200 famiglie slovene a stanziarsi in questi territori per fare costante guardia ai confini.

In cambio di questa difesa ottennero molti privilegi e una certa autonomia che mantennero e conservarono gelosamente sia quando fecero parte del Patriarcato di Aquileia (dal 1077 al 1420) sia poi sotto la Repubblica di Venezia (dal 1420 al 1797).

Così, queste terre, pur godendo di una certa autonomia amministrativa giudiziaria, seguirono le vicende della “Patria del Friuli” prima, e poi quelle di tutta l’Italia.

L’autonomia amministrativa comprendeva tre grandi: Vicinia, Arengo e Arengo unito.

“Vicinia” era l’assemblea di tutti i capi famiglia di un villaggio e di un gruppo di villaggi che eleggeva un “decano” o “zupan”.  

I “decani” poi si riunivano in Arengo intorno alle lastre di Antro e Merso. Savogna faceva parte, Assieme ad altri 20 villaggi, dell’Arengo di Antro, infatti il fiume Alberone faceva da confine tra le due convalli; l’Arengo di Merso ne contava 15.  

Una volta all’anno presso la chiesetta di S. Quirino, sotto i tigli, si riuniva il Grande Arengo o Arengo Unito. Venivano inoltre eletti annualmente i 12 giudici delle “Banche” che esercitavano il potere giudiziario. L’ultimo Grande Arengo fu tenuto il 2 maggio 1804.

Tre secoli, dunque, vissero sotto la Serenissima, finché Venezia dovette soccombere di fronte all’avanzare dei francesi rivoluzionari. (23 giugno 1797).

I Francesi venendo in Italia soppressero queste antiche istituzioni. Furono abolite le 36 “Vicinie” e soppresse le “Banche”.

Con il Regno Unito di Napoleone le terre tra il Tagliamento e l’Isonzo Formarono il dipartimento di Passariano, diviso in 4 distretti tra cui Cividale, suddivisi a loro volta in cantoni tra cui figurava S. Pietro; furono introdotti dai francesi i moderni Comuni, i Consigli Comunali, i Sindaci e gli Anziani. Non più, dunque, le 21 “Vicinie” della Banca di Antro e le 15 di quella di Merso, al loro posto si istituirono gli attuali Comuni delle Valli del Natisone: allora era 8: S.Pietro, S.Leonardo, Savogna, Stregna, Denchia, Grimacco, Rodda e Tarcetta. Nel 1928 gli ultimi due Comuni si fusero in un’unico: Pulfero.

Dopo la sconfitta di Napoleone e il trattato di Vienna (1815) questi territori passarono all’Austria nel Regno Lombardo Veneto. Nel 1866 l’Austria, sconfitta, cedette il Lombardo Vento all’Italia; nel plebiscito gli abitanti votarono compatti contro l’Austria.

Il Regno d’Italia lasciò la situazione immutata: il Monte Matajur, fino ai giorni nostri, ha segnato il confine tra due diverse regioni storico-geografiche; è stato confine sotto la Serenissima Repubblica di Venezia, con il Regno Italico di Napoleone, confine di regione (Regno Lombardo-Veneto) sotto l’impero degli Asburgo, e pi confine del Regno d’Italia dal 1866.

Il confine venne spostato più a nord solo nel periodo tra le due guerre mondiali quando all’Italia vennero annessi anche i territori di Plezzo, Tolmino, Caporetto, che però facevano parte della provincia di Gorizia.

 

Due inquadrature del fiume Alberone, uno degli affluenti del Natisone.

POPOLAZIONE: Il numero degli abitanti all’ultimo censimento (anno 1991) è di 785 unità.  Al 30/09/1999 gli abitanti sono pari a 697 unità di cui 376 Maschi e 330 Femmine"  Il totale fa 706. Il totale dei cittadini suddivisi per indirizzo sono come di seguito elencati:

DENOMINAZIONE DELL’INDIRIZZO  

VIA ABORNA  
VIA BARZA  
VIA BLASIN  
VIA BRIZZA  
VIA CEPLETISCHIS  
VIA CRISNARO  
VIA DUS  
VIA FLETA  
VIA GABROVIZZA  
VIA IELLINA  
VIA IERONIZZA  
VIA KENNEDY  
VIA LOSAZ  
VIA MASSERIS  
VIA MONTEMAGGIORE  
VIA PECHINIE  
VIA PODAR  
VIA POLAVA  
VIA SAVOGNA  
VIA STEFENIG  
VIA STERMIZZA  
VIA TERCIMONTE