biel lant a Messe a...

San Daniele del Friuli (UD), 16 Febbraio 2014
Duomo di San Michele Arcangelo

 Santa Messa
in occasione dell'intitolazione del locale Ordine Francescano
al martire cristiano Giovanni Palatucci morto nel 1945 a Dachau.

          Liturgia presieduta da Padre Aurelio Blasotti e concelebrata con il parroco del Duomo mons. Marco Del Fabro e Padre Celestino Del Bel. Il gruppo corale con il supporto del potente organo recentemente riposizionato, ha accompagnato l'assemblea nei canti...



Dammi, Padre, di cantare per il Cristo, mio Signore: fammi voce del creato.     
Nel suo Verbo radunati noi parliamo col Vivente: questo è il giorno del colloquio.
Primo giorno dopo il sabato, giorno ultimo del mondo, giorno eterno del Risorto.
Padre, fonte di ogni vita, della gioia vera origine, lode a te per questo giorno.


...un flash sulla navata all'inizio della liturgia...



 BENVENUTO DI MONS. MARCO DEL FABRO

 
...il saluto del responsabile della fraternità Carlo Zardi...



 SALMO RESPONSORIALE


...Padre Aurelio Blasotti al Vangelo e all'omelia...

Fraternità Francescana di San Daniele intitolata a Palatucci

          Domenica 16 febbraio a San Daniele del Friuli, la locale Fraternità Francescana è stata intitolata al Servo di Dio Giovanni Palatucci, ultimo questore di Fiume Italiana. La celebrazione avvenuta nel Duomo dedicato a San Michele Arcangelo, protettore della Polizia di Stato, ha visto la partecipazione di numerose autorità civili e militari. Il Vice Prefetto di Udine Dott. Palazzolo, il Questore Dott. Tozzi accompagnato dalla Signora, il Vice Sindaco Avv. Consuelo Zanini, il Comandante la locale Stazione  Carabinieri M.M.A Scudeller. Hanno portato i saluti il Parroco della Comunità: Mons Marco Del Fabbro, il Ministro della fraternità Carlo Zardi ed il Ministro Regionale Carlotta Rissetto Fonda. Durante l’omelia, il celebrante Padre Aurelio Blasotti, ha ricordato come il Nostro, pur non essendo terziario francescano, sia vissuto con una devozione al Serafico Padre, grazie all’educazione familiare che ha visto la presenza di ben 5 parenti consacrati. Inoltre come il suo comportamento conforme alla Fede, non sia mai venuto meno alla responsabilità  e rispetto del lavoro che svolgeva in qualità di rappresentante dello Stato Italiano. Questo suo prodigarsi in favore degli ultimi, dei fratelli ebrei, ha valso il riconoscimento da parte dello Stato d’Israele di “Giusto tra le Nazioni”, presso la Chiesa Cattolica (per la quale è Servo di Dio dal 2004), sia presso la Repubblica Italiana (per la quale è Medaglia d’oro al merito civile dal 1995 – riconoscimento custodito nel Museo della Polizia di Stato).



 PREGHIERE DEI FEDELI


...alla liturgia eucaristica...



Dolce è sentire come nel mio cuore, ora umilmente sta nascendo amore.
Dolce è capire che non son più solo, ma che son parte di una immensa vita
che generosa risplende intorno a me, Dono di Lui, del suo immenso amore.
Ci ha dato il cielo e le chiare stelle, fratello sole e sorella luna,
la madre terra con frutti, prati e fiori, il fuoco e il vento l’aria e l’acqua pura,
fonte di vita per le sue creature. Dono di Lui, del suo immenso amore.


...dopo la Comunione...



 MOTIVAZIONE



 BENEDIZIONE

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

          È il 10 febbraio del 1945, mancano pochi mesi alla fine della guerra: nel campo di concentramento di Dachau muore un giovane di 36 anni, che si aggiunge alle migliaia di vittime anonime dello sterminio nazista. Quel giovane era Giovanni Palatucci, l'ultimo questore di Fiume.

         La biografia - Giovanni Palatucci nasce a Montella, in provincia di Avellino, il 31 maggio 1909, dopo una laurea in Giurisprudenza conseguita all'Università di Torino, nel 1936 decide di trasferirsi a Genova per formulare la promessa di 'volontario Vice Commissario di Pubblica Sicurezza'. Fin dal primo incarico, alla Questura di Genova, si rivela un funzionario 'scomodo' per una precisa ragione: non riesce ad accettare le ingiustizie che vede intorno a sé e in una sorta di ?autointervista? sul 'Corriere mercantile' di Genova le denuncia: «Occorre un rapporto diverso tra Polizia e cittadino, occorre che i funzionari di polizia superino questo burocratismo». Questa intervista viene letta anche a Roma e qui il regime fascista, che non può sopportare alcuna critica, tanto più se mossa da un funzionario di polizia, decide di ?confinarlo? alla Questura di Fiume, dove assume l'incarico il 15 novembre 1937. Ma da quella che doveva essere una punizione nascerà per Palatucci, nel corso delle vicende che lo vedranno coinvolto, l'opportunità di realizzare quell'umanesimo cristiano nel quale fermamente credeva.
          A Fiume - A Fiume, divenuto responsabile dell'Ufficio stranieri, Palatucci si avvicina alla comunità ebraica di cui comprende fin da subito la difficile situazione: nei territori jugoslavi occupati dai nazisti e dagli ustascia croati, infuria infatti l'antisemitismo e Fiume rappresenta l'ultima via di salvezza per tutti coloro che stanno fuggendo dai Balcani. Il 14 luglio 1938 viene inoltre pubblicato Il manifesto della razza che, tradotto in legge il 17 novembre del 1938, segna la fine della relativa tolleranza precedentemente mostrata verso gli ebrei. Proprio nella Questura di Fiume Palatucci inizia quindi a organizzare una rete di collaboratori mirata ad aiutare gli ebrei in maggiore pericolo. Così proprio lui, che istituzionalmente avrebbe dovuto contrastare la fuga degli ebrei, inizia ad aiutarli fornedoglidocumentiu falsi e permettendogli di istradarsi verso la Svizzera e Israele ? allora sotto protettorato inglese ? oppure di farli partire, via mare, verso le coste del Meridione a quel tempo già liberato. Nella peggiore delle ipotesi riesce comunque a ?smistarli? nei campi profughi italiani.
          Il campo di Campagna - Disposizioni del regime fascista ordinano che gli ebrei stranieri siano internati in campi appositi e isolati, come quelli creati a San Saba, Fossoli, Bolzano, Borgo San Dalmazzo e Grosseto. Ma Palatucci riesce a mandare gli ebrei di Fiume in un campo molto particolare, a Campagna, in provincia di Salerno, nel territorio della diocesi del Vescovo Giuseppe Maria Palatucci, zio di Giovanni. Palatucci, infatti, si rende conto che quel campo, pur con tutti i disagi dell'internamento, offre un rifugio agli ebrei assai più sicuro delle terre jugoslave e, d'intesa con suo zio, Monsignor Palatucci, mette in opera uno stratagemma per far arrivare proprio lì i profughi minacciati. Nello specifico, la strategia del giovane commissario, consiste nel presentare al Prefetto e al Questore - per evitare eventuali ostacoli ? la scelta dell'internamento degli ebrei nell'Italia meridionale come un rimedio per liberarsi della presenza dei profughi, che costituiva una minaccia per la sicurezza pubblica. Nel dicembre del 1941, in una lettera ai familiari, scrive: «I miei superiori sanno che, grazie a Dio, sono diverso da loro. Siccome lo so anche io, i rapporti sono formali, ma non cordiali. Non è a loro che chiedo soddisfazioni, ma al mio lavoro, che me ne dà molte». E ancora: «Ho la possibilità di fare un po' di bene e i beneficiati da me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non ho altro di speciale da comunicare». Quel 'po' di bene', compiuto in quei tempi davvero difficili, significa la salvezza di migliaia di ebrei: oltre 5.000, secondo quanto riferito dal delegato italiano Rafael Danton alla prima Conferenza ebraica mondiale tenutasi a Londra nel 1945.
          L'Italia firma l'armistizio - Dopo l'8 settembre '43 i nazisti si annettono il 'litorale adriatico' e la città di Fiume viene a trovarsi nella paradossale condizione di 'alleato-occupato' e per Palatucci le difficoltà aumentano. Intanto gli ebrei presenti a Fiume sono circa 3.500, in gran parte profughi della Croazia e della Galizia. Con la creazione della Repubblica Sociale e il disfacimento dell'esercito italiano, quindi, Palatucci rimane solo nella sua città a rappresentare la faccia di quell'Italia che non vuole essere complice dell'olocausto. Viene nominato reggente, ma di una questura divenuta oramai fantasma. Palatucci in questi giorni riesce a resistere alle pressioni del console svizzero, che si trova a Trieste, il quale gli consiglia di abbandonare Fiume per rifugiarsi nella Confederazione Elvetica dove troverebbe ospitalità in casa sua. Palatucci apprezza la disponibilità dell'amico ma gli risponede che non se la sente di ?abbandonare nelle mani dei nazisti gli italiani e gli ebrei di Fiume?. Poi distrugge il materiale relativo agli ebrei custodito negli archivi della Questura e, contestualmente, intima agli uffici comunali di non rilasciare alcun documento riguardante quei cittadini senza previa comunicazione al suo ufficio. In questo modo il giovane commissario riesce a 'mandare a vuoto' le retate naziste che avrebbero destinato gli ultimi ebrei a morire nei forni crematori dei lager.
          L'arresto - Ma la notte del 13 settembre 1944, su ordine del tenente colonnello delle SS Kappler, viene perquisita proprio la sua abitazione e qui i nazisti trovano la copia del piano riguardante 'lo Stato libero e autonomo di Fiume'. Quello stesso colonnello scrive su un documento che l'arresto di Palatucci era necessario a causa dei contatti di quest'ultimo con il "nemico". Accusato di tradimento, Palatucci, viene inviato prima nel carcere Coroneo di Trieste e poi, il 22 ottobre 1944, nel campo di sterminio di Dachau. Sarà questo il suo ultimo viaggio: a pochi giorni dalla Liberazione, infatti, a soli 36 anni, trova la morte a causa delle sevizie e dalle privazioni, oppure, come viene affermato dagli ebrei sopravvissuti a Dachau, da una raffica di mitra. È il 10 febbraio del 1945.
          Uno dei' giusti' - Giovanni Palatucci è stato definito 'martire cristiano' nonché lo ?Schindler italiano': a Gerusalemme il suo nome è scritto su una targa posta ai piedi di un alberello sul 'Viale dei Giusti', come viene chiamata la breve salita che porta al YadVashem 'il disadorno quadrato di cemento su cui una grande distesa di lastre di pietre nere copre le ceneri delle vittime dei campi di concentramento'. Il museo YadVashem, fondato nel 1953, è il luogo ufficiale in Israele dedicato alla memoria delle vittime dell'olocausto. Il nome del museo significa 'un memoriale e un nome' e viene dal libro di Isaia (56, 5) nel quale Dio dice: «Concederò nella mia casa e dentro le mie mura un memoriale e un nome [...]

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-         

          Com'è nostra abitudine, nei servizi che riteniamo di una certa importanza, elaboriamo le tracce audio registrate per estrarre i canti e gli interventi in voce più significativi e creare un CD audio per il nostro archivio (disponibile anche per chi ne farà richiesta)...

Santa Messa
in occasione dell'intitolazione del locale Ordine Francescano
al martire Giovanni Palatucci morto nel 1945 a Dachau
 

01 1.38 Apertura - Dammi, Padre di cantare (Turoldo)
02 2.36 Benvenuto do mons. Marco Del Fabro
03 7.20 Saluto di Carlo Zardi
04 3.39 Gloria
05 3.16 Salmo Responsoriale
06 2.35 Alleluia e lettura Vangelo
07 14.03 Omelia di Padre Aurelio Blasotti
08 2.52 Preghiere dei fedeli
09 2.02 Ubi caritas et àmor
10 1.14 Santo
11 0.58 Padre nostro
12 1.00 Agnello di Dio
13 4.38 Dolce sentire
14 4.19 Intervento di Carlotta Rissetto Fonda
15 1.27 Benedizione e chiusura