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Remanzacco (UD) - 27 Novembre 2013
Chiesa di San Giovanni Battista



 CAMPANE 

          Santa Messa in memoria di don Igino Paroni a 10 anni della sua scomparsa, celebrata da: don Claudio Como (parroco di S. Quirino in Udine); don Giovanni Gabassi (parroco di Remanzacco che presiede la cerimonia); mons Rinaldo Fabris e don Rino Lavaroni (nativo di Remanzacco, per anni parroco nel New Jersey ed ora in pensione a Remanzacco dove collabora).
          Il Coro "Don Igino Paroni" di Iutizzo, diretto dal M° Luca Fabbro, ha accompagnato la liturgia con i suoi canti.


         
 CANTO E PREGHIERE DI APERTURA



 ESTRATTO



 PREGHIERE DEI FEDELI



 CANTO


...fllash sulla navata dopo la Comunione...


         
 RINGRAZIAMENTI BENEDIZIONE E CANTO DI CHIUSURA

Il testo si riferisce al 60° anniversario di ordinazione sacerdotale di don Igino Paroni,
scritto da lui stesso per bollettino parrocchiale di San Quirino nel lontano giugno 1998,
dove racconta le principali tappe della sua vita.

          60 anni di sacerdozio! Un “grazie” adorante a Dio Padre, infinito nella bontà e ricco di misericordia, perché “ha fatto in me cose grandi e santo è il suo Nome” (Lc 1,49).
          Un primo impulso è di chiudermi nel silenzio ed adorare Dio, dirgli un GRAZIE senza fine. E implorare la sua misericordia per la meschinità della mia risposta. Ma insieme una spinta prepotente a gridare al vento, col salmista: “Venite, ascoltate voi tutti che temete Dio, quanto per me ha fatto!” (Salmo 65,16). Vorrei gridare al mondo la gioia di essere sacerdote.
          Gioia di avere offerto questi 60 anni al Signore e di aver servito la Chiesa di Dio. Dovessi ricominciare mille volte non farei altra scelta. Vorrei cantare per sempre “Il Signore è buono e grande nell’amore” e tutto il Salmo 102. 24.720 Ss. Messe celebrate; milioni di Ss. Comunioni distribuite, Battesimi, Assoluzioni, Catechesi di fanciulli ed adulti, soddisfazioni e delusioni, gioie pastorali ed amarezze sofferte (queste, forse, le più valide cosa da offrire a Dio), vita liturgica vissuta e… sudate in varie Comunità.
          Ero un bimbo di otto anni. Prima Comunione. Chierichetto. Un giorno sono lì, in ginocchio, dietro il celebrante. Alla Consacrazione sollevo la pianeta e guardo il mio parroco che alza l’Ostia santa verso il cielo! Che momento straordinario!... Qualcosa di nuovo, indicibile, troppo bello…! Che sarà? Certo è, per me, un inizio di vita nuova, vita eucaristica. Da quel giorno in poi, salvo malattia, non mancherà mai alla Messa, quotidiana s’intende. La fortuna è quella di essere nato in una famiglia geneticamente cristiana, che non sa negare nulla al Signore: nove figli, due sacerdoti, due suore. E Dio fa le cose in grande. E’ il 3 novembre 1925. La nascita del Seminario di Castellerio. Quello di Udine non basta più per accogliere i nuovi entrati. Sono 88 gli alunni di prima ginnasio; tra quelli ci sono pure io. Dodici anni di seminario, sotto la guida illuminata di santi sacerdoti; una disciplina ferrea, oggi inconcepibile , ma a quei tempi efficacissima ottenevano una formazione, un allenamento, una selezione ottimale. Di questi 88, 44 raggiungeranno il sacerdozio e saranno… perseveranti. Grazie, Signore, di essere tra quelli …!
          E’ il 16 giugno 1938. Ho superato, lo scorso luglio, tutti gli esami, ma mi manca ancora l’età canonica. Aspettare! Ma la salute è molto provata. Dopo lungo iter burocratico arriva da Roma la dispensa per l’età. L’Arcivescovo mons. Giuseppe Nogara consente di venire a Codroipo, dove abito in casa dello zio mons. Manzano, per l’Ordinazione. È una novità, un privilegio per uno che… tanto non guarirà! Ma la gioia indescrivibile di quel giorno ripaga in esuberanza tutti i sacrifici sostenuti. Sei giorni dopo sono ricoverato al Sanatorio del Clero di Arco. Non cose gravi; ma i progressi tardano ed il morale è giù. “Signore…! Almeno fino a trent’anni, tanto da poter ricambiare il Dono che mi hai fatto!”. Ma Lui ha i suoi piani. Dimesso da Arco, rimesso in piedi dalle cure più efficaci, quelle della mamma, ricevo l’incarico di cappellano curato di Tissano. 1941-1947: sono gli anni della guerra. Ragazzi che partono per il fronte: alcuni non torneranno. Famiglie provate, ansie, paure, tedeschi in casa, pressioni partigiane, requisizioni, bombardamenti, tesseramento… Le sofferenze comuni hanno creato un tale legame con le famiglie, che durerà per sempre. Poi la “liberazione”, la pace.
          1947. Lo zio mons. Alberto Manzano, attempato e ammalato, ha bisogno di me. Duole lasciare una comunità – famiglia, ma non posso tirarmi indietro. Si tratta di un atto dovuto: lui mi ha sostenuto e guidato nel mio sacerdozio. Lo assisto fino all’ultimo ed ho la gioia di consegnarlo al Signore. Ora l’ho sempre davanti agli occhi con tanta riconoscenza e spero di rivederlo quanto prima. Preparo poi l’ingresso al nuovo arciprete, mons. Luigi Ganis (1949). Assolto il mio incarico posso lasciare il posto.
          Novembre 1949. Sono nominato cooperatore della parrocchia del S. Cuore in Udine. Vi resterò solo cinque anni, ma ne riporterò un ricordo vivissimo. I giovani GIAC “M.C.” (Gioventù Italiana di Azione Cattolica “Mario Chiarandini”) e la G.F. “S. Cuore” mi hanno fatto lavorare sodo ed hanno dato a quella parrocchia, da poco fondata, un’impronta nuova. Sono i primi anni della ricostruzione dopo la guerra: nasce la Scuola materna, fiorisce il gruppo corale, la catechesi, la vita liturgica. Grazie ragazzi! Ora sono tutti nonni.
          4 settembre 1954. Cooperatore ad Artegna per nove anni, con il parroco mons. Carlo Englaro assieme al cooperatore don Pietro Selvaggi. Con un parroco zelante ed autentico lavoratore non si può restare inattivi. È un cantiere vulcanico: Catechesi e Liturgia. Nasce il grande organo “Zanin”. Cresce il gruppo corale liturgico, rifiorisce la Banda “Mattiussi”. Qui devo riconoscere la parte che ha la musica nella mia vita sacerdotale. Sarà forse un’attitudine congenita, ma per me è sempre stata un sostegno, una forza traente. Capisco poco di musica profana, ma quella liturgica mi ha sempre pervaso ed entusiasmato, sostenuto nella vita pastorale. Cantare la fede con una comunità preparata, educata, è per ogni pastore una necessità ed una gioia.
          Remanzacco. Da tempo l’Arcivescovo mons. Giuseppe Zaffonato mi pungolava, finchè un giorno mi fa: “Concorra a Remanzacco”. “Se proprio lo vuole …!” così profittando di un periodo di convalescenza, qui a Udine preparo l’esame di concorso. Non era uno scherzo! Gli “esaminatori sinodali” mi approvano e mi propongono all’assemblea del Capitolo di Cividale, competente per la nomina a Remanzacco. Qui c’è qualche opposizione: “non ha salute…”. Alfine la cosa passa, e così mi trovo parroco a Remanzacco. Vi resterò 14 anni. È un cantiere inesauribile di attività: completamento della Casa della Gioventù con apertura della Scuola media statale. Nove ore settimanali di Religione. Restauro della chiesa; organo nuovo, attività corale, liturgia, “pueri cantores”, catechesi… Preziosa la collaborazione di don Rinaldo Fabris. Infine il terremoto ed i suoi dolorosi strascichi. Così via via la macchina si logora; c’è un intermezzo all’ospedale, piuttosto pesante. Tutto bene, ma chiedo al vescovo di essere alleggerito ed assegnato ad una parrocchia più piccola.
          Iutizzo 1977-1991. È una lavoro più tranquillo, ma non privo di soddisfazioni pastorali. Un piccolo ma fedele gruppo corale – liturgico “S. Marco”, l’organo nuovo con ben tre organisti a disposizione per le varie esigenze, restauro della chiesa e della sacrestia, “gruppo del Vangelo” e catechesi. Sono 14 anni intensi, coronati con la festa del 50° di sacerdozio. Grazie ai carissimi fedeli di Iutizzo.
          Gli anni aumentano e le forze vanno giù. Un complesso di circostanze mi spingono a restituire il mandato. Nel 1991 approdo a S.Quirino. è un po’ un ritorno a casa. Sì, per i forti legami di amicizia, prima col compianto mons. Raffaele Liani col quale divisi alcuni anni di seminario (fui alla sua prima Messa a Codroipo), poi con mons. Luciano Nobile, che mi accolse con tanto affetto e squisita fraternità, fino all’attuale parroco don Claudio Como che lo supera in pazienza e tolleranza dei miei limiti, sempre più evidenti col tempo e con gli inevitabili acciacchi. Il 4 maggio 1993 l?arcivescovo mi invita a far parte del Capitolo Metropolitano. Non ho mai capito il perché. Ma ora gli sono molto grato. Per due motivi: innanzitutto l’occasione di esercitare assiduamente il ministero della Confessione, compito squisitamente sacerdotale. È il contatto più autentico, più umano, realisticamente pastorale, con una larga fascia di fedeli nelle più disparate situazioni, che danno al sacerdote la gioia di porre le anime alla diretta azione di Cristo e di sperimentare in prima persona la bontà del Padre che perdona. Altro che “crisi della Confessione”…! È poi bello trovarsi ogni giorno uniti con un gruppo di fratelli nel rito della Preghiera Liturgica ufficiale della Chiesa, sentendosi così in vera comunione. Così tra il servizio capitolare ed il modesto contributo alla vita parrocchiale mi sento più legato di prima al mio sacerdozio. Sono profondamente grato ai fedeli di S. Quirino che per la loro bontà e comprensione accolgono la mia modestissima parola e si uniscono alla mia preghiera. Sono una comunità molto distinta, che reca evidente l’impronta di zelantissimi sacerdoti, che in passato l’hanno forgiata nella fede, terreno fertile in cui è agevole operare.
          A questo punto dovrebbero parlare di me tutti quelli che ho incontrato nel corso del mio sacerdozio, e dire la verità: ossia tutto ciò che non ho fatto e che invece avrei dovuto fare. Il Signore lo sa e nella sua misericordia pongo le mie speranze. A quanti mi sono vicini in questo sessantesimi chiedo un favore:

  • 1. Aiutatemi a dire GRAZIE al Signore;

  • 2. Implorate per me il perdono per le mie mancanze;

  • 3. Pregate con me il Signore perché mandi ancora tante vocazioni sacerdotali, perchè vengano in molti a prendere il posto di quanti come me stanno per partire. E… auguratemi, nel Signore, BUON VIAGGIO!!
                                                                   Mons. Igino Paroni

...un grazie a Simone Mei per il prezioso materiale in testo e foto...

          Coro "Don Igino Paroni" di Iutizzo - Il coro é nato nel 1977, quando nel paese di Iutizzo ha fatto ingresso il parroco don Igino Paroni, appassionato cultore di musica sacra; bravo organista e buon compositore, egli ha saputo semplificare brani complessi adattandoli per l'esecuzione dei non esperti di musica. Un suo grande merito è stato la lungimiranza nell'acquistare per la chiesa di Iutizzo un organo Zanin, tuttora vanto per la comunità. Egli ha anche riunito e avviato all'attività musicale il primo nucleo dell'attuale coro. Originariamente, esso era costituito solo dalle bambine e dalle giovani ragazze del catechismo; negli anni a seguire il numero delle coriste è cresciuto e tra loro, sotto la complice ma professionale guida di don Igino, si sono formate brave pianiste tra le quali meritano di essere ricordate Milena Della Mora e Tiziana Balduzzi. Milena Della Mora ha anche diretto il coro per diversi anni, con l'accompagnamento organistico di Alessio Zorzini. Da qualche anno, al coro si sono aggiunte le voci maschili e si sono pertanto potuti affrontare pezzi musicali a voci miste, tra cui alcune messe e mottetti sacri. Recentemente ha assunto l'incarico della gestione delle attività musicali Luca Fabbro, il quale ha avviato il coro all'esecuzione di brani della polifonia rinascimentale, sacra e profana. Preminente rimane, tuttavia, l'impegno dei coristi nello svolgere la tradizionale funzione di coro parrocchiale, sia accompagnando le funzioni più solenni, che animando le liturgie domenicali.