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Medeuzza di San Giovanni al Natisone (UD), 3 Maggio 2009



 CAMPANE

     Per la prima volta il nostro servizio domenicale documenta la cerimonia di una "Liturgia della Parola", che per la crescente mancanza di sacerdoti, sempre di più dovranno ricorre le comunità parrocchiali che non possono essere seguite da un sacerdote fisso, o preso "in prestito" da altre parrocchie. Senza entrare nei dettagli, i tratta di cerimonia officiata da un diacono (o da altra persona designata dal vescovo), simile ad una Messa ma senza il momento più importante della normale Liturgia Eucaristica consistente nella "Consacrazione del pane e del vino".
     In questa occasione, per l'assenza del parroco titolare della parrocchia di Medeuzza don Carlo Dorligh, la "Liturgia della parola" è stata condotta da
Renato Zof, diacono di Villanova del Judrio.
     Per non correre il rischio di scrivere delle imprecisazioni, vi rimando ad un articolo trovato in rete che sfiora questo argomento...


         
 CANTO E PREGHIERE D'INIZIO



 ESTRATTO DALL'OMELIA



 CANTO



 BENEDIZIONE FINALE  

Non basta più il “siộr plevan”
di
Grazia Fuccaro e Roberto Pensa

Sempre più “laiche” le domeniche dei friulani. Eucaristia due volte al mese: capita in 84 paesi del Friuli… Un dramma? Affatto. L’assenza del sacerdote alla domenica crea certo disagi e sofferenze ma le comunità reagiscono. Oltre all’apporto dei diaconi si punta a far crescere la ministerialità laicale

Comunità orfane della Messa. Sono 84 in diocesi i paesi che a turno non hanno assicurata la celebrazione eucaristica domenicale, e altre decine a breve sperimenteranno la stessa situazione. Una situazione che genera sofferenza, ma che è anche una occasione preziosa per ripensare a come vivere la ministerialità e la corresponsabilità di tutti i battezzati nella propria comunità. Ancora, a far riscoprire la domenica come il giorno del Signore da solennizzare comunitariamente, se non sempre «con la celebrazione della frazione del pane, almeno con la proclamazione della parola di Dio e con opere di carità e assistenza». Non è forse vero che il valore delle cose si riscopre quando esse vengono meno? C’è anche una certa resistenza da parte di molti paesi a comprendere le ragioni del prete che veramente non riesce a coprire tutte le esigenze del territorio che gli è stato affidato e che non ci sta a fare il «forzato» delle Messe. A questo proposito, un orientamento diocesano dice: «Si faccia in modo che i celebranti abbiano un tempo sufficiente tra una celebrazione e un’altra (almeno un’ora e mezza) per poter iniziare e terminare una liturgia con ritmi rispettosi della celebrazione stessa e delle persone. Non celebrino normalmente più di due 5. Messe nello stesso giorno». Inoltre ogni forania è invitata ad assicurare la celebrazione dell’Eucaristia con equità tra i diversi paesi tenendo conto delle parrocchie da servire, dei paesi con le loro chiese, delle tradizioni e delle esigenze effettive e delle persone disponibili alla ministerialità. Da ultimo si raccomanda che in ogni giorno festivo in tutti i paesi, anche se piccoli, si tengano aperte le chiese per favorire la preghiera e si fissi un orario per la celebrazione dell’Eucaristia o della Parola.

Suor Fides, della congregazione delle Rosarie, dal terremoto a Bordano, anima la celebrazione della Parola in assenza di presbitero. Un percorso iniziato otto anni fa, portato avanti con pazienza. Ora è «normale» che la gente si ritrovi ogni domenica in chiesa, nell’orario fisso. Non ce un calo di presenza quando non si celebra la messa, ossia ogni 15 giorni. La liturgia della Parola è gioiosa, partecipata, con i bambini che con meno paura degli adulti si rendono protagonisti della celebrazione con la preghiera dei fedeli. Accanto a Sr. Fides ad animare la liturgia una giovane di Gemona, Lisetta Contessi. «Una presenza importante, segno della disponibilità dei laici ad esercitare questo ministero». Non è, questa, una celebrazione improvvisata: durante la settimana, ogni giovedì alle 20.30, un piccolo gruppo si incontra per preparare la liturgia riflettendo sulle letture della domenica. Anche in molti altri paesi che non hanno assicurata ogni domenica la Messa, gruppi di laici stanno assumendosi la responsabilità di animare la celebrazione della Parola nel «Giorno del Signore», offrendo così ai credenti la possibilità di ritrovarsi in assemblea a pregare. È la bella novità che sta affacciandosi nella Chiesa Udinese e che sta impegnando diverse foranie nella proposta di corsi di formazione ad hoc e nella sperimentazione di celebrazioni della Parola in assenza di presbitero. In questa fase di passaggio il rischio dell’improvvisazione, della confusione e dell’anarchia liturgica, è in agguato. Per questo da più parti si chiede che ci sia un unico orientamento diocesano che accompagni coloro -diaconi, religiose e laici- che si mettono al servizio di queste celebrazioni domenicali.

A Villanova del Judrio ormai da 5 anni la gente si ritrova a vivere il giorno del Signore una settimana con la Messa e la successiva con la celebrazione della Parola di Dio. Lì la comunità non ha il parroco residente, ma ha comunque una figura di riferimento, il «curatore pastorale». È Renato Zof, diacono, sposato, con un figlio. Zof coordina tutta l’attività pastorale di questa comunità e garantisce la liturgia della Parola a domeniche alternate. Non si potrebbe trovare un prete che garantisca anche a Villanova ogni domenica la 5. Messa? E sufficiente che un prete qualsiasi che non ha relazioni profonde con la comunità venga a celebrare la Messa? Ed è umano oltre che ecclesiologicamente corretto far correre i presbiteri da un paese all’altro senza dar loro il tempo di celebrare con dignità l’Eucaristia e di vivere con calma le relazioni con la comunità che incontra? Zof si rende conto che la preoccupazione di diversi preti e fedeli è quella di fare il possibile per garantire ad ogni paese l’Eucaristia, «però ci dobbiamo attrezzare perché ormai siamo al limite; basta che un prete si ammali che va in tilt tutta l’organizzazione”. In altre parole si deve passare dal tamponare l’emergenza al costruire gruppi di persone preparate che, con un preciso mandato del vescovo, animino la liturgia domenicale della Parola. Non c’è il pericolo di creare confusione e di fare l’alter ego del sacerdote? Zof risponde con la sua esperienza personale: «La gente ormai sa il contenuto della celebrazione perché l’abbiamo scoperto e maturato assieme; sto bene attento a non usare paramenti che possono creare confusione e, soprattutto, non uso l’altare».

LA VITA CATTOLICA - sabato 4 dicembre 2004